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Prof. Schettino? No grazie!

Devo essere sincero, credevo fosse uno scherzo. Poi, invece, ho indagato ed era tutto vero. Diciamo che non era una lectio magistralis, ma un invito da parte del direttore del master in una sede non universitaria. Meno grave? Non direi.

Non scriverò molto su questo argomento, perché il soggetto non merita un secondo in più di notorietà. Su una tragedia vergognosa, che è costata la vita a decine e decine di persone, questo individuo si sta costruendo un personaggio.

Parte il toto nomi dell‘Isola dei Famosi, e chi compare? Lui, Schettino. L’uomo considerato responsabile della manovra che ha portato al naufragio della Costa Concordia. E ironia della sorte (per me disgusto) interpreterà i panni di un naufrago su un’Isola televisiva?

Ma ci siamo abituati a queste meschinità della televisione, che senza paura definisco “spazzatura”. Ma quello che non doveva accadere, per molte ragioni, era permettere a questo individuo di tenere un intervento  all’Università (o altrove su invito di un direttore di un master) sulla “gestione della paura”. Un uomo che è fuggito, abbandonando la nave e la gente al suo destino. Una persona sotto processo che dovrebbe rimanere confinata nel perimetro di casa sua con il rimorso della coscienza.

Concordo con Cavalli, quando dice che l’Italia sa scegliersi proprio dei buoni maestri. Siamo proprio noi, italiani, il problema più grosso.

E come accade in tante altre circostanze, l‘incompetenza viene messa in cattedra: persone non qualificate né preparate siedono su poltrone comode e con posizioni che non dovrebbero avere, hanno incarichi di prestigio e non hanno la laurea, scrivo libri e insegnano perché qualche televisione gli ha dato quel minimo di visibilità, quel poco per convincere qualche sprovveduto telespettatore a dire: quello se è in televisione, è un esperto. No signori, è un raccomandato o un personaggio creato ad arte dalla televisione stessa, per macinare soldi.

E questa società, per me corrotta, applica fin troppo alla lettera l’idea del “bene o male purché se ne parli”.  Anche ora vediamo come l’Italia sia a volte un Paese davvero difficile da capire e che ti fa venir voglia di fare le valige anche quando non ci sei più. Come nel mio caso.

Mi faccio coraggio e mi dico: Spes utima Dea est.



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