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Consigli per non finire in braghe di tela

Abbiamo seguito l’ampio dibattito che da anni si sta svolgendo sulla situazione economica e finanziaria dell’Italia stretta nella morsa dell’enorme debito pubblico accumulato, specie negli ultimi vent’anni, e degli assurdi e illegittimi vincoli del fiscal compact.

Quanto a questi ultimi, a più riprese, ne abbiamo denunciato la nullità ( sostenuti dell’acuta analisi del prof Guarino con il suo magistrale: “Saggio di verità su L’Europa e l’Euro”).

Spiace che il sen. Prof. Monti, forse con la coda di paglia, abbia consigliato il sen Tremonti a non insistere nel voler approfondire nei giorni scorsi al Senato la discussione sul tema del fiscal compact. Un tema certamente scomodo per chi, come il senatore a vita ed ex presidente del consiglio, era al tempo della redazione di quei farlocchi regolamenti tra i commissari europei…

Quanto al debito pubblico destinato a un progressivo incremento, specie in una fase di recessione come l’attuale con il PIL di segno negativo, se non si abbatte di almeno 200 miliardi finirà con il soffocarci.

Siamo da sempre concordi con il prof Paolo Savona che da diverso tempo ci ammonisce, profeta sin qui inascoltato, sulla necessità di sciogliere quanto prima il trilemma:

1. Vogliamo restare nell’euro con le conseguenze sotto i nostri occhi o affrontare il costo dell’uscita?
2. Vogliamo continuare ad aumentare il debito pubblico per stare meglio o tagliare la spesa pubblica accettando le conseguenze?
3. Vogliamo rimborsare il debito pubblico cedendo il patrimonio statale o pagando più tasse per rimborsarlo?

Così come lo siamo con la sua proposta espressa nell’intervista al Corriere della sera di domenica 10 agosto. Va creato un fondo immobiliare pubblico con immobili di valore ( comprensivo sia dei beni statali che di quelli degli enti locali, una “New Co.” di oltre mille miliardi) e con rendita e con quote di società pubbliche che danno utili. Poi si chiede agli 8 mila mld di risparmio privato di investire li. Il capitale c’è e pure la resa.

Diversamente gli interessi sul debito ci strangolano e non avremo più margini per fare qualcosa. Anche la strategia delle vendite, da molte parti indicate, ha due limiti:

1) gli immobili, nelle attuali condizioni del mercato, si devono svendere, anche se hanno rendita;
2) le quote di società pubbliche di valore rischiano di finire in mano a investitori stranieri (molto spesso fondi sovrani di Paesi scarsamente trasparenti) con interessi diversi rispetto ai nostri. In ogni caso dalle vendite a spizzichi e bocconi di 10 – 15 mld per anno non ce ne facciamo niente, come già si è visto negli anni trascorsi.

Questi nostri giovani e inesperti reggitori rischiano, se non cambiano strategia e come hanno colposamente già fatto alcuni loro predecessori, di svendere il capitale accumulato dalla Repubblica dei nostri nonni e padri per ridurre in “braghe de tela” i nostri figli e nipoti.

Ettore Bonalberti
www.insiemeweb.net
www.don-chisciotte.net

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