Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Abbiamo avuto sempre una perplessità di fondo al fatto che la situazione politica determinatesi dopo le politiche del febbraio 2013 potesse evolversi positivamente. Le elezioni avevano prodotto un risultato squilibrante che non aveva incoronato in modo chiaro alcun vincitore. Certo, colpa del sistema elettorale, “il porcellum”, ma non solo.
La politica abbattuta nella sua essenzialità di confronto, scontro e composizione fra interessi contrapposti, i partiti politici trasformati in possedimenti personali, le istituzioni ridotte a cassa di risonanza di corporazioni portatrici di interessi parziali hanno trasformato aeree di “vita” in deserti.
Ricordiamo bene la campagna elettorale del 1994. Le promesse di cambiamento di Forza Italia, la resistenza dei post comunisti alle mire di un avventuriero intrepido, con un passato secondo loro “non limpido” sono dati che hanno alimentato campagne elettorali e scontri sempre più superficiali. Infatti le due grandi formazioni si sono sostenute a vicenda. Nel deserto politico, i post comunisti avevano bisogno di un nemico contro cui galvanizzare le “masse” e Berlusconi ha avuto bisogno della lotta al comunismo, che è stato il suo ombrello protettivo che ha occultato insufficienze e reso meno drammatico un certo “operare” fuori dalla normalità.
E ora? Tutto sembra cambiare. L’accordo tra Renzi e Berlusconi regge. Ieri ci si sosteneva nella lotta senza quartiere, oggi si può vivere stando assieme in una realtà sempre più confusa, rassegnata e, quindi, meno esigente di spiegazioni, in attesa di miracoli economici che sembrano più improbabili. Ma con la sostanziale eliminazione di un ramo del Parlamento con un disegno di legge di riforma costituzionale approvato in prima lettura, prende corpo un comune obiettivo (ecco perché la convergenza) coltivato da Berlusconi e dai comunisti prima, dai post e dai “convertiti” dopo: sottrarre al parlamento la centralità riducendolo a “borgo” di una concezione nuova di poteri sempre più ampliati dell’esecutivo, senza bilanciamento e controlli, come esiste nelle repubbliche presidenziali.
Lo scenario è, dunque, questo! Un Senato intimidito che vota contro se stesso, una maggioranza che va avanti con il supporto di Berlusconi che, di fatto, ha dato il lasciapassare a Renzi per l’economia. Ma non poteva essere diversamente. Soltanto Brunetta fa finta di non capire, con esternazioni esatte sul piano della politica economica, ma poco sincere e irriguardose verso i militanti del suo partito. Ecco, ci troviamo di fronte a un nuovo scenario. Un esecutivo che dopo le riforme, anche quella elettorale, nominerà il parlamento! Addio agli equilibri di poteri!
Ma ci sarà spazio per il confronto e il dissenso? Io ritengo sì! Dopo che si è toccato il fondo della politica, dove i maggiori contendenti si omologano annullandosi, si avvia il vero processo di cambiamento, di ritorno della politica sospesa sin dal 1994. Noi ci siamo assieme a tantissime formazioni, associazioni e tanti amici che stanno ritrovando il gusto della politica. Oggi c’è più chiarezza sul da fare. Sappiamo qual è l’alternativa: superare la lunga stagione dei salvatori e degli eroi e ricostruire pazientemente con la gente vera un Paese normale.