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Le stelle di Di Battista e l’ironia napoletana

L’episodio è stato narrato da Corrado Ocone in uno splendido articolo apparso qualche tempo fa sul supplemento domenicale del Corriere della Sera. Napoli, 1938. La folla fatta schierare lungo via Caracciolo attende il passaggio di Hitler. Quando il Führer arriva con la sua macchina scoperta, si alza in piedi e tende il braccio nel saluto nazista. A questo punto, il silenzio glaciale della cerimonia viene rotto da una voce proveniente dal pubblico assiepato dietro le transenne: “Sta verenn’ si for’ chiov'” (sta controllando se fuori piove).

Lo trovo un esempio sublime dell’innato senso dell’ironia che ha il popolo partenopeo. Quel senso dell’ironia oggi del tutto assente nel dibattito politico domestico, avvelenato dall’invettiva ingiuriosa e da un sarcasmo sprezzante usato come una clava per mettere alla berlina gli avversari. Quel senso dell’ironia che, ben più dei commenti indignati di questi giorni, doveva seppellire sotto un cumulo di risate le castronerie del deputato del M5S Alessandro Di Battista sul terrorismo jihadista.

Eppure è proprio nei momenti di crisi che un Paese avrebbe più bisogno di élite ricche di spiriti ironici, capaci di non prendersi troppo sul serio e di guardare alla realtà con il giusto distacco.

Ma la sottile arte dell’ironia, purtroppo, non è nelle corde di leader narcisisti e rissosi, insofferenti nei confronti di quei valori liberali che restano l’unica arma di difesa per le persone che non intendono portare il cervello all’ammasso nella società dello spettacolo.



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