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La ricetta di Renzi e Conte per sbloccare l’Italia

Questo commento è stato pubblicato su La Gazzetta di Parma

Matteo Renzi ha confermato che presto, il prossimo 29 agosto, presenterà il cosiddetto sblocca-Italia per rilanciare l’economia. L’ha fatto col solito tweet, proprio mentre Antonio Conte presentava le sue prime idee per rimettere la Nazionale in cammino nella conferenza-stampa d’esordio da nuovo allenatore. Calcio e politica, mondi distinti e distanti. Tuttavia, entrambi accomunati dalla necessità di una scossa per la quale Renzi e Conte hanno un po’ il ruolo, o almeno l’aureola, da salvatori della patria. Poi sappiamo che un uomo solo al comando non risolve un bel niente, se la sua azione non è accompagnata da una buona squadra e, soprattutto, se il salvatore non ha un progetto in testa, la volontà di condividerlo, la forza di realizzarlo.

Nel caso di Conte, chiamato a suon di milioni (quattro e oltre) a far dimenticare in fretta l’ingloriosa disfatta dei quattro volte campioni del mondo in Brasile, la scelta dei giocatori sarà decisiva per il gioco. A Renzi, invece, accade l’esatto contrario: poiché il gioco s’è già fatto duro, lui deve decidere dove e come calciare. Pressione fiscale al 44 per cento, il massimo, ma entrate in lieve calo dello 0,4: neanche il limone tutto spremuto basta più per condire la macedonia. Moltissimi contribuenti tartassati hanno chiesto di pagare le imposte dovute a rate. Una specie di amarissimo -a proposito di limone-, “mutuo per il fisco” che mai s’era visto in precedenza.

E poi c’è la quotidiana cronaca nera: il lavoro che manca, la produzione che arranca, le esportazioni che frenano anche per l’embargo europeo decretato alla (e, per reazione, dalla) Russia. La circostanza che Francia e Germania non ridano più, poco consola. E che i francesi abbiano già detto che, per uscire dalla crisi, non rispetteranno quei parametri a cui noi invece eroicamente continuiamo a proclamare fedeltà, testimonia solo che ci sono tanti modi per essere europei. Quello nostro, di immolarci per la cattiva coscienza dell’enorme debito pubblico accumulato e delle notevoli riforme promesse e non mantenute, non appare il più giusto né lungimirante.

Renzi, dunque, va alla prova generale del generale Agosto per ora solo annunciando le buone intenzioni del medico al cospetto del paziente-Italia. Ma troppe volte troppi decreti-legge di governi che dovevano, anch’essi, trovare il rimedio alla patologia, si sono rivelati aspirine.

Tutti sanno, ormai, di che cosa soffra la nazione: non cresce e non crede. E’ imbrigliata dalle tasse, è imbrogliata dalle spese. Come Antonio Conte, ma più di lui, l’allenatore del governo, Matteo Renzi, deve ora mostrare il coraggio di uno “sblocca-Italia” che non sia l’ennesimo brodino per riscaldare questa o quella fetta di elettori.
Senza un radicale taglio delle tasse, specie nel lavoro, senza un drastico abbattimento dei costi -oltre che dei privilegi di casta-, senza trovare una via equa nel tempo tra pensioni da fame e pensioni d’oro, il 29 agosto manderemo giù la solita aspirina.

In attesa del solito antibiotico della successiva manovra d’autunno. Ma qui serve una cura d’urto e ricostituente. Renzi ne sarà capace?

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