In Ucraina, ci saranno le elezioni legislative a novembre, e saranno rinnovate anche molte istituzioni locali. A est il confronto militare è aperto. A Vinnitsa, la capacità e la forza di governo è comunque tangibile ed evidente. In occasione della celebrazione dell’indipendenza dell’Ucraina che si tiene a Vinnitsa, Anatolii Oliinyk è coinvolto nella sfilata, indossa la camicia tradizionale accanto al presidente del Consiglio regionale, Serhii Svytko e al sindaco della città. Governatore della regione, terra del presidente Poroshenko, Oliinyk risponde alle domande nel suo ufficio, davanti ad una tazza di caffè.
Cosa si aspetta Vinnitsa – e con lei l’Ucraina – dall’Europa?
Noi vogliamo entrare nell’Unione europea, ma non ci aspettiamo un miracolo. Dobbiamo lavorare al nostro interno, dobbiamo facilitare l’adattamento delle nostre imprese, rendere convergente la nostra legislazione, riformare e migliorare il sistema istituzionale e amministrativo.
Come farete?
Stiamo già iniziando, in ogni ambito: per quanto riguarda Vinnitsa, è di oggi la nascita di un partenariato tra la nostra Agenzia di sviluppo economico e un’analoga agenzia della regione di Lodz, in Polonia; abbiamo solide relazioni con la regione romena di Iasi e con il suo presidente, Cristian Adomniței. Dobbiamo parlare, ascoltare e cooperare con i nostri vicini, per capire come hanno fatto a integrarsi con successo nell’Unione europea. Nell’ambito dell’Accordo di Associazione abbiamo una strada tracciata, e anche un percorso per capirsi reciprocamente, tra noi, l’Unione europea e gli Stati membri dell’Unione.
Nell’Accordo di Associazione si parla anche di un processo di decentramento.
Abbiamo ben chiaro che dobbiamo introdurre cambiamenti nel livello regionale e locale: ci stiamo lavorando, per esempio con l’Euroregione, in cui lavorano con responsabilità diretta nei progetti vari soggetti locali e regionali, che collaborano e imparano dai nostri vicini che già sono nell’Unione o che si preparano ad entrare. I problemi ci saranno, ma troveremo anche le soluzioni: la presenza e il sostegno di molti partner dell’Unione, anche in questi giorni difficili, qui a Vinnitsa, è un segnale ma anche un fatto concreto. Avremo bisogno di rafforzare le relazioni già esistenti, certamente con i Paesi e le regioni vicine, ma anche con le altre regioni europee, e con l’Italia, che è un Paese interessante, su diversi piani, del sapere e della cultura, dell’economia e dell’industria.
Con le tensioni e gli scontri a est, con gli investitori europei a Vinnitsa, in occasione della festa dell’Indipendenza, in una città calma ma preoccupata, viene da chiedersi: cos’è oggi l’Ucraina?
L’Ucraina è un territorio con forti potenzialità che per settant’anni ha vissuto dietro un muro. Un muro, le ripeto. Qui ci sono 45 milioni di abitanti che vogliono vivere in pace, nello sviluppo, nella libertà, e nell’Unione europea.
Sono parole molto alte, ma si sta combattendo in queste ore.
Noi sappiamo che se oggi non combattiamo, come stiamo facendo, rischiamo di ritrovarci tutti in una guerra ben più ampia. Noi dobbiamo opporci a est per affermare la nostra indipendenza e quella dei valori che sentiamo in Europa, appunto libertà, sviluppo, pace.
Non nascondiamo le difficoltà, ma la scelta di campo è definitiva. Noi abbiamo una storia democratica, che risale al Seicento, con una cultura civica, di libere elezioni, e una cultura nazionale, un modo di essere Ucraina che non è mai stato cancellato, anche nei periodi più bui. Oggi noi dobbiamo affermare e garantire per l’Ucraina pace, libertà e democrazia, affermare la nostra indipendenza, che è poi il senso dell’Europa