I criteri di localizzazione emanati per la realizzazione di un Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi sono il necessario punto di partenza di un processo che il nostro Paese deve avviare senza indugi e in maniera determinata, per recuperare il ritardo accumulato e per assicurare che in tempi certi possa realizzarsi una struttura che il rispetto del principio di tutela delle future generazioni e la comunità internazionale richiedono
LE RACCOMANDAZIONI DELL’IAEA
“Abbiamo ricevuto la terra non in eredità dai genitori ma in affitto dai figli”. È questo un proverbio indiano che coniuga perfettamente il principio del rispetto per l’ambiente e quello per le future generazioni. Se si considerano le attività connesse con l’impiego pacifico dell’energia nucleare lo troviamo perfettamente riflesso nei Princìpi fondamentali sanciti nelle raccomandazioni formulate dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Iaea). In particolare, a fronte di un obiettivo generale di protezione della popolazione e dell’ambiente dai rischi associati all’esposizione alle radiazioni ionizzanti, sussiste l’obbligo, per ogni generazione, di assicurare una gestione dei rifiuti radioattivi tale da non trasferirne i relativi oneri alle future generazioni, ma individuando e attuando soluzioni idonee per mettere in sicurezza i rifiuti stessi nel lungo periodo.
I PRIMI PASSI IN ITALIA
L’Italia fu negli anni ‘60 uno dei primi Paesi in Europa ad avviare un programma d’impiego pacifico dell’energia nucleare con la costruzione di quattro centrali (Trino, Latina, Garigliano e Caorso). In parallelo, si avviarono anche attività di ricerca e sviluppo che portarono alla realizzazione di impianti-pilota nel campo del riprocessamento e della fabbricazione dei combustibili nucleari.
Quando nel 1987 il programma nucleare fu definitivamente interrotto, e tutte le installazioni cessarono il loro esercizio, cominciò a porsi il problema della gestione dell’eredità che detto programma lasciava in termini di presenza di rifiuti radioattivi di diversa tipologia e natura.
LE CARATTERISTICHE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI
Parlando di rifiuti radioattivi, va poi tenuto conto che non vi sono soltanto i rifiuti generati dal pregresso programma nucleare, ma anche quelli che derivano da attività d’impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti nei campi della ricerca, della medicina e dell’industria. Tali rifiuti continueranno nel futuro a essere prodotti. Le caratteristiche fisiche dei rifiuti radioattivi impongono una precisa strategia di gestione che assicuri, nel lungo termine, un adeguato isolamento dalla biosfera degli elementi radioattivi presenti.
LA DIRETTIVA COMUNITARIA
Ciò è peraltro espressamente richiesto dalla Direttiva comunitaria 2011/70/Euratom di recente recepita dal nostro Paese nella propria legislazione. La legislazione nazionale ha delineato con il Dlgs. n. 31/2010 e successive modifiche una strategia di gestione dei rifiuti radioattivi basata sulla realizzazione, all’interno di un Parco tecnologico, di un Deposito nazionale, costituito da un impianto per lo smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività e da un deposito per lo stoccaggio provvisorio di lungo termine dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato. Per un deposito di smaltimento di tipo superficiale il confinamento e l’isolamento dei radionuclidi dalla biosfera viene garantito attraverso l’adozione di barriere multiple, rappresentate dalle caratteristiche di condizionamento dei rifiuti, (con la realizzazione di manufatti nei quali i rifiuti sono inglobati in matrici solide e collocati all’interno di contenitori appositamente qualificati), dalle caratteristiche della struttura del deposito e anche da quelle del sito di localizzazione, con particolare riferimento a quegli aspetti che possono contrastare i processi di trasferimento dei radionuclidi verso la biosfera. Per lo stoccaggio provvisorio di lungo termine dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato i livelli di sicurezza richiesti sono di norma garantiti dagli elevati standard realizzativi dei manufatti prodotti a seguito del condizionamento dei rifiuti e dagli stringenti requisiti progettuali adottati per la struttura di deposito. Sia per l’impianto di smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività sia per il deposito temporaneo di lunga durata per quelli ad alta attività esistono in Europa esempi di concrete realizzazioni, ormai operative da anni, come quelli in Francia, Spagna, Paesi Bassi e Svizzera.
LA LOCALIZZAZIONE DEL DEPOSITO IN ITALIA
L’Italia deve porsi al riguardo in linea con gli altri Paesi. Come è noto, l’Ispra ha recentemente emanato la Guida tecnica n. 29 “Criteri tecnici per la localizzazione di un impianto di smaltimento dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività” affinché possa avviarsi il processo di localizzazione del Deposito nazionale, con la predisposizione da parte della Sogin Spa, quale soggetto attuatore, di una Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. Tali criteri rappresentano un insieme di requisiti fondamentali e di elementi di valutazione che devono essere considerati nelle diverse fasi del processo di localizzazione del deposito, coerentemente con il livello di dettaglio delle indagini proprio di ciascuna fase. Essi sono stati stabiliti con l’obiettivo di permettere, attraverso l’iter di trasparenza e di scelte consensuali delineato dal Dlgs. n. 31/2010, l’individuazione di siti con caratteristiche tali da assicurare, unitamente a quelle di condizionamento dei rifiuti e del progetto della struttura, i più elevati livelli di sicurezza e di protezione della popolazione e dell’ambiente.
I CRITERI
Va notato in particolare che con i criteri di localizzazione vengono già fissati obiettivi di radioprotezione basati sul rispetto dei criteri di non rilevanza radiologica per la fase di esercizio del deposito e per quelle a essa successive. I criteri sono il risultato del lavoro di un gruppo multidisciplinare di esperti dell’Istituto che ha inteso considerare e valutare tutti i diversi aspetti aventi rilevanza per il processo di localizzazione, riguardanti le caratteristiche fisiche, chimiche, naturalistiche e antropiche del territorio. La versione preliminare dei criteri è stata sottoposta a una revisione internazionale condotta da esperti della Iaea e, successivamente, è stata svolta una consultazione degli enti e degli organismi tecnici nazionali interessati. Le osservazioni, i suggerimenti e le proposte ricevuti sono stati attentamente valutati contribuendo alla elaborazione della versione definitiva della Guida tecnica. Va detto che, per le diverse fasi di localizzazione, realizzazione ed esercizio del deposito, la legislazione vigente stabilisce uno specifico processo autorizzativo, nell’ambito del quale le proposte che saranno formulate dal soggetto attuatore saranno verificate, con particolare riguardo anche agli aspetti di conformità con i criteri di localizzazione in questione. I criteri di localizzazione emanati sono il necessario punto di partenza di un processo che il nostro Paese deve avviare senza indugi e in maniera determinata, per recuperare il ritardo accumulato e per assicurare che in tempi certi possa realizzarsi una struttura che il rispetto del principio di tutela delle future generazioni e la comunità internazionale richiedono.
Stefano Laporta, direttore generale Ispra
Articolo pubblicato sul numero di agosto/settembre della rivista Formiche