Non c’è solo l’Isis a perseguitare i cristiani. Anche in Europa, nella democratica tollerante e laica Europa i cristiani non se la passano bene. Magari con modi e forme più soft e meno cruente di quelle praticate dai macellai che hanno tagliato le teste di James Foley e Steven Sotloff, ma sempre di persecuzioni si tratta. Lo documenta con cifre numeri e riscontri dettagliati, l’edizione 2013 del Rapporto dell’Osservatorio sull’Intolleranza e la Discriminazione contro i cristiani (http://www.intoleranceagainstchristians.eu/publications/report-2013.html), pubblicata il 15 maggio scorso e diffusa in Italia dall’Osservatorio internazionale “Cardinale Van Thuan”. Manco a dirlo, il Rapporto è passato praticamente sotto silenzio sulla stragrande maggioranza dei media italiani (anche cattolici o sedicenti tali), fatta eccezione per il Foglio che gli ha dedicato una pagina intera.
I numeri parlano chiaro: nel 2013 sono stati 241 i casi di intolleranza contro i cristiani, classificati – si legge nel comunicato stampa che ha accompagnato la pubblicazione – “secondo i seguenti criteri: intolleranza causata dall’odio, intolleranza nel diritto e nella politica, intolleranza contro i cristiani nel mondo artistico e nei media”. Nello specifico, appartengono alla prima tipologia (odio), ben 133 atti di vandalismo contro edifici cristiani in 11 paesi; alla seconda tipologia (diritto e politica) appartengono invece 41 leggi che nel 2013 hanno ostacolato il libero esercizio della fede in 14 paesi; nella terza tipologia (mondo artistico e media, inclusi i social) vanno annoverati 15 casi in 6 paesi. Questo il commento della direttrice dell’Osservatorio, dottoressa Gudrun Kugler: “La società europea, sempre più secolarizzata, lascia sempre meno spazio al cristianesimo. Alcuni governi e attori della società civile lavorano nel senso dell’esclusione anziché dell’accoglienza. Ci vengono segnalati innumerevoli casi di intolleranza contro i cristiani. Attraverso la ricerca, la documentazione e la pubblicazione di questi casi, speriamo di creare quella consapevolezza che costituisce il primo passo verso una soluzione”.
A riprova di che aria tira in Europa per il cristianesimo, un esempio recente di censura cinematografica, che conferma in pieno come anche nel settore artistico sia in atto una vera e propria persecuzione contro tutto ciò che “puzza” di cattolicesimo. Parliamo del film “For a greater glory. The True story of Cristiada”. Uscito negli Usa nel 2012, il film – nel cui cast spiccano nomi del calibro del premio Oscari Peter O’Toole e Andy Garcia – racconta l’epopea dei cristeros, ovvero di quei cattolici messicani che dal 1926 al 1929 impugnarono le armi al grido di Viva Cristo Rey! per opporsi alla feroce persecuzione contro la chiesa cattolica scatenata dal presidente del Messico, l’anti-clericale e massone Plutarco Elias Calles. Quella dei cristeros è stata una delle pagine più buie e sanguinarie della persecuzione anti-cattolica del ‘900. E come altre pagine buie della storia – ad esempio il genocidio dei cattolici della Vandea – su quelle vicende è caduto l’oblìo. Col risultato, ha sottolineato Jean Meyer, che “I cristeros furono vittime due volte, poiché da allora regna un’autentica congiura del silenzio sul loro conto”. Congiura del silenzio evidentemente ancora viva e vegeta: non si spiega altrimenti come mai il film in questione non abbia mai visto la luce in moltissimi paesi europei, nonostante il successo avuto in Francia, e come solo grazie all’interessamento della “Dominus Production” sbarcherà nelle sale italiane il prossimo mese di ottobre, ad oltre due anni dall’uscita negli Stati Uniti.
Non solo Isis. Anche l’Europa perseguita i cristiani. Il caso del film “Cristiada”.
Di