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Sblocca Italia, o meglio sblocca chi?

Della materia lavoristica me ne occupo per passione, professione e competenza giuridica, indispensabile per onorare il ruolo che l’istituzione mi ha consegnato. E dunque come Consigliera nazionale di parità del Ministero del lavoro e delle politiche sociali NON posso NON evidenziare che sugli attuali provvedimenti operativi da 12 ore come lo Sblocca Italia, o in discussione, al Senato e quindi lo sviluppo della Delega al lavoro, Jobs act, la situazione dell’occupabilità femminile appare significativamente bloccata se non addirittura controversa.

Solo per misurare la legittima preoccupazione di colei che deve “consigliare dalla parte delle donne e del lavoro” è necessario almeno citare tre questioni evidenti. Cominciamo dal Progetto Garanzia Giovani, progetto internazionale su cui il Ministro ci ha assegnato il compito di potenziare l’intervento concreto attraverso un lavoro collegiale con le parti sociali per sostenere la conoscenza del progetto e sviluppare le iniziative anche per le giovani donne che noi abbiamo concordemente titolato “Garanzia giovanotte”.

Il tavolo operativo per l’occupabilità femminile avviato al Ministero nel mese di giugno sta dando i suoi frutti in quanto ben 48 interlocutori stanno contribuendo a portare in dote e condividere alcune azioni da indicare alle Regioni per sostenere i percorsi delle giovani donne. L’ultima rilevazione delle registrazioni al Programma Garanzia Giovani ci dice che le donne rappresentano il 47% e gli uomini il 53%. Dunque ora più che mai serrare le fila e procedere sul versante della iniziativa congiunta è fondamentale ma la fatica di legittimare la necessità di potenziare l’attenzione sui percorsi femminili e così prevenire anche le discriminazioni è sempre tantissima e soprattutto basterebbe considerare il tanto e ottimo lavoro svolto come integrante delle politiche attive e coerente con la strategia europea, dunque utile,molto utile.

La seconda questione che mi preme sottolineare è riferita alla norma delle cosiddette “dimissioni in bianco “ modificata ben tre volte in tre anni e usata ideologicamente come un pretesto per difendere le lavoratrici da non dimostrati abusi dei datori di lavoro e complicando la norma alla faccia del Rapporto che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la Direzione Attività ispettiva e le Consigliera di Parità rende noto e che dimostra che illeciti sulle dimissioni e i motivi non sono da ricondurre al datore di lavoro che discrimina le donne ma piuttosto alle condizioni di lavoro che sono complesse.

La terza questione è relativa alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ieri dello Sblocca Italia. Ebbene al capo X art. 40 Misure per gli ammortizzatori sociali… essendoci la necessità di coprire le spese per esodati (ultima trance-si spera) e cassaintegrati si dirottano e dunque si sottraggono per 11 milioni e 757,411 le risorse per l’occupabilità giovanile e femminile e ben 103 milioni inutilizzati nel 2012 per gli sgravi contributivi già stanziati per la contrattazione di secondo livello dove noi abbiamo sempre puntato per sviluppare la famosa flessibilità lavorativa che si identificava come conciliazione tempo di lavoro e tempo di cura che poteva essere destinataria di facilitazioni fiscali e quindi sottoscritta dalla contrattazione come nuova e buona prassi aziendale anche per favorire l’occupabilità femminile.

Ecco da solo queste “tre considerazioni di caso al femminile “ e tralasciando altre analisi in corso ci domandiamo ma SI SBLOCCA CHI?

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