Matteo Salvini chiama alla seconda marcia su Roma con i bastoni se il governo Renzi aumenterà le tasse.
Si parla di una manovra necessaria di almeno 30 miliardi di € che, viste le difficoltà a tagliare le spese, qualcuno ritiene di poter realizzare ancora spremendo i contribuenti italiani.
Già siamo sottoposti a consegnare allo Stato almeno 161 giornate di lavoro all’anno (stime CGIL), ovviamente sempre con il valore medio e menzognero della statistica che non distingue tra chi paga sino all’ultimo euro, i dipendenti e pensionati a reddito fisso, e quelli che non pagano nulla, come i grandi evasori totali.
Non so se e quanti, del caso accadesse, seguiranno Salvini e gli amici della Lega.
So, invece, che il terzo stato produttivo non ne può più di sostenere la pesantissima soma delle altre due classi ( la casta e i diversamente tutelati) e più che a una partecipazione attiva temo che sperimenteremo una rivolta fiscale passiva, per l’oggettiva impossibilità, nella disponibilità dei contribuenti, di risorse da versare allo Stato e agli altri sportelli fiscali delle autonomie locali.
Può darsi che, al dunque, non avremo un “settembre nero”, per la tradizionale riluttanza italica ad azioni sovversive; più probabile, invece, un pericolosissimo “autunno in rosso” per lo Stato per l’impotenza finanziaria dei cittadini già spremuti oltre i limiti di sostenibilità.
Ettore Bonalberti
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