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Vi spiego perché il Def di Renzi e Padoan è troppo ottimista sul debito pubblico

L’aggiornamento del Def per il 2014 segna una svolta inattesa: si fa finalmente chiarezza sugli errori di previsione contenuti in modo sistematico e generalizzato nei modelli econometrici utilizzati dai governi e dalle istituzioni internazionali. Sappiamo finalmente perché il debito pubblico italiano è tornato a crescere di 15 punti percentuali tra il 2009 ed il 2013, passando dal 112,5% del Pil al 127,9%.

I MOTIVI DELL’AUMENTO DEL DEBITO

Non è stata la maggiore spesa pubblica a trainarlo verso l’alto, né la colpa è attribuita ad una politica tributaria lassista: sono state due componenti esogene, l’aumento della spesa per interessi e la bassa crescita reale. L’aumento dei tassi di interesse che ha determinato un aumento del debito pubblico italiano è dipeso, per essere da parte nostra più precisi, dalle convulsioni sui mercati finanziari determinate dalla crisi greca dell’inverno del 2010 e da quella bancaria spagnola iniziata nella tarda primavera del 2011.

PERCHE’ LA CRESCITA E’ ASFITTICA

La bassa crescita dell’economia reale, a sua volta, è stata causata da una errata previsione delle conseguenze derivanti dalle misure correttive adottate per consolidare le finanze pubbliche, sulla base del Fiscal Compact: i sistemi econometrici erano tutti tarati sull’esperienza storica di correzioni congiunturali del ciclo e mai di correzioni strutturali, quali sono state quelle imposte soprattutto all’Italia dall’estate del 2011. Per di più, secondo quanto riportato dall’Aggiornamento del Def, le previsioni erano tanto più erroneamente ottimistiche tanto più erano riferite all’anno successivo rispetto a quello di adozione delle manovre: l’errore medio è stato pari a 0,5 per le previsioni redatte a primavera, se riferite all’anno già iniziato e poi pari a 0,2 per quelle autunnali. La divaricazione previsione/risultati è stata invece più che quadrupla quando si è fatto riferimento all’anno successivo, con un errore medio pari a 2.

OTTIMISMO ECCESSIVO NEL DEF

Nonostante queste rettifiche sugli errori di previsione, l’ottimismo del Def sembra ancora eccessivo per quanto riguarda la dinamica del rapporto debito/pil: sulla base dei programmi del governo, dovrebbe raggiungere il picco del 133,4% nel 2015 per poi diminuire gradualmente e raggiungere il 124,6% nel 2018. La riduzione è subordinata al mantenimento di un avanzo primario in media pari al 3% del Pil negli anni 2015-2018, un valore molto più alto rispetto a quello registrato negli anni recenti, ed alla crescita reale positiva. Ma conta molto anche la stabilità dei tassi di interesse, una variabile che nel passato è andata fuori controllo, e non per colpa nostra. Visto che rispettiamo il Fiscal Compact, pur utilizzando tutti i margini di flessibilità, ormai serve una clausola di protezione, perché altrimenti anche i sacrifici dei prossimi anni potrebbero essere vanificati.

CONCLUSIONE

Ci si muove finalmente in un contesto di trasparenza: sappiamo per quale motivo i conti pubblici a fine d’anno non tornavano mai, e la luce in fondo al tunnel si spegneva di continuo. Sappiamo per quali errori siamo finiti in così cattive acque, e non è affatto poco.



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