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L’intolleranza dei (presunti) tolleranti. Aggredite le “Sentinelle in piedi”

Lo squadrismo che non t’aspetti. Da parte di chi dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere l’alfiere della tolleranza e del rispetto, e che invece si conferma tollerante a senso unico. Per giunta, contro chi manifesta silenziosamente, senza letteralmente dire una parola, agitare una bandiera, attirare l’attenzione. E’ successo domenica scorsa, nel silenzio o quasi dei grandi media, in diverse città italiane. Le “Sentinelle in piedi”, una rete di persone senza connotazione politica o confessionale, si erano date appuntamento in cento piazze italiane per protestare secondo il loro stile – per un’ora, in silenzio e leggendo un libro, a simboleggiare la formazione permanente – contro il disegno di legge Scalfarotto che vorrebbe introdurre nell’ordinamento giuridico il reato di omofobia. Partendo dal presupposto che sia sufficiente applicare la legge vigente per contrastare ogni atto contro gli omosessuali, magari con l’aggravante già prevista dei motivi abietti, e ribadendo la convinzione che dire famiglia è dire matrimonio tra un uomo e una donna e che ogni bambino ha bisogno di un papà di una mamma. Domanda: che male fa una persona che se ne sta in piedi, in silenzio a leggere un libro? Risposta: nessuno, ovviamente. Eppure, con buona pace delle magnifiche sorti e progressive della democrazia, della libertà di pensiero e di opinione, è successo l’inaudito: le “Sentinelle in piedi” sono state aggredite, verbalmente e non solo, da bande di attivisti Lgbt e gruppi dei centri sociali. “A Bologna – racconta sul Foglio Nicoletta Tiliacos – è stata coperta di spunti una donna con un bambino in carrozzina, a Rovereto un sacerdote è finito all’ospedale con il naso fratturato (e parecchie cronache imbarazzate parlano di “scontri”, mentre la violenza ha riguardato solo una parte, come è chiaro dai filmati che girano in rete)”. Questa invece la testimonianza che Donatella Bovolenta, una delle Sentinelle, ha scritto su La Nuova Bussola Quotidiana, e che si commenta da sola: “Una parte della mia famiglia era in piazza Carignano, a Torino, domenica scorsa. Siamo stati fatti oggetto di insulti pesantissimi, derisi, invitati a suicidarci, chiamati fascisti, e ci è stato ingiunto di vergognarci. I toni erano di un’aggressività verbale davvero inaccettabile, tanto che mio figlio di 10 anni, che si era portato da leggere una divertente parodia di Harry Potter, si è sentito male e abbiamo dovuto allontanarlo. Un altro mio figlio, dodicenne, intento a leggere una biografia di Steve Jobs, proprio perché identificato come giovanissimo, è stato insultato con insistenza, ma è rimasto calmo al suo posto, anche se molto scosso interiormente. Ugualmente turbata la figlia quattordicenne, che leggeva Il diario di Anna Frank. Quello che urlavano alcuni dei democraticissimi sostenitori della nostra non-libertà di manifestare era che fosse scandaloso portare dei giovanissimi. Non hanno ritenuto che lo scandalo, eventualmente, lo stavano dando loro con gli insulti e la violenza che esprimevano. Gli stessi ragazzini che, secondo la loro parte politica e seguendo le linee guida messe a punto dall’Unar, dovrebbero essere sottoposti sin dall’asilo ai corsi di educazione al gender, che dovrebbero essere introdotti alle gioie della masturbazione, del sesso libero, anche omosessuale, anche con adulti, gli stessi ragazzi che dovrebbero ormai sapere tutto su contraccezione e aborto, gli stessi che vengono portati ai vari gay pride a osservare amoreggiamenti da postribolo a cielo aperto; quelli stessi improvvisamente perderebbero ogni razionalità e capacità di decidere con la loro testa se per caso decidessero di testimoniare pacificamente a favore del diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre….Abbiamo potuto vedere quel che potrebbe accadere se una legge sull’omofobia fosse approvata. Probabilmente il numero di violenze sugli omosessuali in quanto tali – in Italia, per altro, fortunatamente basso – rimarrebbe lo stesso, ma la polizia invece di tutelare il nostro diritto a manifestare avrebbe dovuto disperderci. Bisogna prendere atto che, sotto la facciata di tolleranza e libertà, si sta imponendo una forma di pensiero unico, dalla quale è sempre più difficile dissentire: una dittatura dei “diritti” che non tiene conto né del diritto a pensarla diversamente, né di quello a esprimere critiche argomentate. Basta usare un vecchio trucco, in vigore fin dalle assemblee studentesche degli anni ’70: l’impraticabilità politica di chi non ci piace. Allora bastava dire che una persona o un gruppo di persone erano fascisti e veniva negato loro ogni diritto di parola, venivano resi politicamente impraticabili. “Fascista” era un’etichetta vaga, andava bene per gli appartenenti all’estrema destra, ma anche alla destra moderata, certamente per i cattolici, fino ad includere parte della sinistra moderata. “Fascista” era l’anatema che non permetteva di esprimere un’opinione, di insegnare dalla propria cattedra, di circolare per strada senza pericolo. Ora, non che la parola non sia più utilizzata, domenica ci è stata rivolta in abbondanza, in mezzo ad altri insulti più irripetibili. Ma è stata soppiantata, o forse affiancata, da una parola di potenza ancora maggiore, ancora più delegittimante, ancora più infamante: “omofobi”. Omofobi non solo se si odiano patologicamente le persone omosessuali, omofobi se si sostiene che il matrimonio sia solo tra un uomo e una donna, omofobi se si hanno delle riserve sulle adozioni omosessuali, omofobi se non si aderisce all’ideologia del gender, omofobi persino se si legge la Bibbia o Dante, ormai.”.
Ecco, questo è quanto è successo nella democratica Italia, una domenica di ottobre. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma se così stanno le cose, se gente inerme e pacifica viene insultata aggredita e malmenata da alcuni esagitati eterodiretti solo perché si protesta contro un disegno di legge, beh allora stiamo messi male. Intendiamoci, non che questi signori ci facciano paura, anche se lo scopo di tali azioni è chiaramente intimidatorio. Ma l’aria che si respira non è per niente buona. Per questo chiunque abbia a cuore la libertà è bene che si svegli. E in fretta.



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