Oddio sono in confusione? No, non è vero, lo sono altri perché sulla politica di parità si sta facendo un trasformismo confusionario notevole. Ci viene il dubbio legittimo che tutto ciò che ha buonsenso sia da rottamare in questa nostra bell’Italia alle prese con la ricerca affannosa di consenso elettorale, posto che la sensazione di caos sia evidente, ma insopportabile.
Allora vediamo cosa sta succedendo. Nonostante la discussione innovativa del Sinodo c’è chi fa le fughe in avanti come Marino e compagnia bella, che evidentemente , come altri sindaci e governatori stanno cercando voti per mantenere con le unghie e con i denti i magnanimi lombi su poltrone e strapuntini. Si sta giocando sui diritti umani e sulle politiche di pari opportunità poiché ora va per la maggiore la sigla LGBT e grazie ad una ricerca dell’unione europea (ma francamente lo sapevamo già) su un campione di 90mila persone di quel gruppo sociale è evidente quanto sia complicato vivere liberamente l’orientamento sessuale senza bisogno di affermare a tutti i costi la registrazione del matrimonio/unione.
Sicuramente l’odio omofobico genera ancora molte e anacronistiche intimidazioni, attacchi violenti, comportamenti discriminatori. Appunto, discriminazioni di cui l’Italia soffre ma soprattutto e ancora discriminazioni sulle donne. E non è spostando l’interesse sulle persone LGBT che si avanza sul piano del rispetto e della parità tra generi diversi. Anzi, gli attacchi verbali e fisici, sono evidentemente tanti, troppi, molto intensificati ultimamente e la valorizzazione del ruolo femminile nella vita sociale ed economica non è una questione di quote ma di democrazia.
Veramente il verso della politica italiana, comunitaria e internazionale non può cambiare passo alla lotta alle discriminazioni che fino ad ora sono state identificate come discriminazioni di genere poiché il raggiungimento della piena occupazione e dell’equo salario sono e rimangono obiettivi primari per tutte le nazioni della comunità europea, posto che il lavoro femminile è ancora molto molto poco sostenuto nel sistema del mercato e della protezione sociale. Oggi poi con la crisi economica che viviamo serve ancora di più essere coerenti. Parlare di diritti delle persone significa parlare di diritti universali umani e la nostra Costituzione parla chiaro.
Si dice che bisogna cominciare nelle scuole a contrastare le discriminazioni ma non siamo né educatori né riformatori se abbandoniamo la chiarezza delle diversità: rispetto dei diritti umani significa rispetto tra uomini e donne, tra maschi e femmine, tradizionalmente conosciuti e nuove situazioni in essere che però vengono esibite e strumentalizzate troppo dalla politica. Uno scontro sociale non aiuta a crescere.