Pubblichiamo grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori e dell’autore, l’articolo di Tino Oldani uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi
Da ieri, i capi dei 128 maggiori istituti bancari europei stanno ricevendo da Francoforte, in via del tutto riservata, i verdetti degli stress test condotti nei mesi scorsi dalla Vigilanza della Banca centrale europea. Entro domani, sempre in via riservata, tutte le banche interessate sapranno se hanno superato gli esami.
Domenica, a mercati chiusi, l’elenco dei promossi e dei bocciati sarà reso di dominio pubblico con una conferenza stampa di Danièle Nouy, presidente del Single Supervisory Mechanism, che altro non è che la Vigilanza della Bce guidata da Mario Draghi. Per madame Nouy, manager francese con una lunga esperienza nella vigilanza bancaria, due figlie e una nipotina, da sempre molto riservata (come le impone il ruolo ricoperto), fama di incorruttibile e per nulla in confidenza con i media, sarà un battesimo del fuoco duplice, personale e istituzionale.
Osservandola in tv, centinaia di banchieri sotto esame potranno finalmente vedere all’opera la seconda donna più potente d’Europa, dopo Angela Merkel, forte del potere di giudicare se il patrimonio delle maggiori banche Ue è in linea con i parametri di solidità fissati dagli accordi internazionali, dunque tali da garantire sia gli investitori che i risparmiatori. Ma è sul piano istituzionale che la conferenza stampa di madame Nouy è destinata a segnare una pietra miliare nella storia bancaria d’Europa: l’esito degli stress test è infatti preliminare all’entrata in vigore a pieno titolo della vigilanza Bce, a partire dal 4 novembre prossimo. Da quel giorno, per molte banche, cesserà di avere effetto la vigilanza della Banca centrale del Paese di appartenenza, che sarà sostituita da quella guidata da madame Nouy, la sceriffa delle banche, i cui uffici (dove lavorano circa mille funzionari specializzati in analisi bancarie) si trovano a Francoforte nella Japan Tower, non distante dalla Eurotower dove ha sede la Bce di Draghi.
Dettaglio importante: la Vigilanza guidata dalla Nouy, a garanzia della sua indipendenza, è nettamente separata dalle banche centrali-azioniste della Bce. Una distinzione fortemente voluta dalla Germania, Paese in cui la vigilanza sulle banche – a differenza di quanto avviene in Italia – non ha nulla a che fare con la Bundesbank, la Banca centrale tedesca. Di conseguenza, madame Nouy vigilerà «direttamente» sui primi 128 gruppi bancari europei, che raggruppano in totale 1.200 istituti di credito, mentre le altre 3.700 banche restano sotto le vigilanze nazionali. Sempre in base agli accordi europei, la Bce potrà tuttavia avocare a sé il controllo e la vigilanza di qualsiasi banca dell’Eurozona in qualunque momento, anche delle banche più piccole, e sarà tenuta a controllare che le regole di vigilanza siano applicate allo stesso modo per tutti i Paesi.
Su quest’ultimo punto, a ben vedere, è stata la Germania a dover fare un passo indietro. Quando la Vigilanza europea era ancora in discussione, il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble, fece di tutto per escludere dai controlli della Bce le Landesbank, le banche regionali gestite dai politici locali. Ma sia lui che l’associazione delle banche tedesche dovettero piegare il capo di fronte alla fermezza di madame Nouy, che al termine di una trattativa condotta con il solito basso profilo, ma con una durezza a cui nemmeno i tedeschi erano abituati, riuscì a imporre l’obbligo degli stress test anche per le Landesbank, sulla cui scarsa trasparenza e solidità circolavano da tempo, e circolano tuttora, voci poco rassicuranti.
Ne ha dato conferma pochi giorni fa il principale quotidiano tedesco, Handelsblatt, che, in base alle indiscrezioni ricevute, ha scritto che delle 24 banche tedesche sotto esame, quattro rischiano la bocciatura. E tre di queste sono regionali: Hsh Nordbank, Ikb e MunchenerHyp. Della quarta banca, il giornale tedesco non ha fatto il nome. Ma ha precisato che i quattro istituti bocciati “sono sull’orlo del precipizio”, ovvero a rischio di fallimento. Il che non depone affatto a favore della vigilanza bancaria tedesca, né del tentativo iniziale di Schauble di limitare il raggio d’azione della Vigilanza della Bce.
L’ipotesi che dagli stress test possano uscire bocciature clamorose non è da escludere. Poche settimane fa Goldman Sachs ha reso noto il risultato di un proprio sondaggio presso 125 importanti investitori che è comunque da prendere con le molle.
Ne è venuto fuori che 9 banche europee potrebbero non superare l’esame, indicate per nome e con la percentuale delle risposte che ne prevedono la bocciatura: tra queste, il Monte dei Paschi (48%), la Commerzbank (43%), il Banco Popolare (33%) e la Banca Popolare di Milano (32%), più altre banche greche, portoghesi e austriache. Anche gli analisti di Mediobanca hanno simulato l’effetto degli stress test, concludendo che ne potrebbe emergere un deficit di capitale pari a 16 miliardi di euro per l’insieme delle banche europee: tra le banche bocciate, oltre al Monte dei Paschi, considerata da tutti la banca più a rischio, Mediobanca avanza anche il nome di Royal Bank of Scotland.
Resta da vedere come reagiranno i mercati il prossimo lunedì.