Il 1.1.1999 è la data fissata dal TUE (Maastricht) per il lancio dell’euro. La tesi da me sostenuta è netta. Il lancio dell’euro, quale disciplinato dal TUE, non è mai avvenuto. Dal 1.3.1999 ha ricevuto applicazione un regolamento, il n. 1466/97, il cui contenuto è in stridente contrasto con quello dei Trattati. Dal 1.1.1999 ad oggi, cioè nell’arco di quindici anni, sono stati in vigore tre Trattati, il TUE (Maastricht) dal 1° novembre 1993, Amsterdam dal 1° maggio 1999, Lisbona dal 1° dicembre 2009. In sostituzione dei tre Trattati è stata imposta l’osservanza del regolamento 1466/97 e di due regolamenti successivi, il n. 1055/2005 ed il n. 1175/2011, nonché di un atto anomalo, il Fiscal Compact, che si autoqualifica Trattato di diritto internazionale. Al Fiscal Compact hanno fatto seguito iniziative altrettanto anomale.
La disciplina del TUE, integralmente confermata dai due Trattati successivi [v. artt. 102 A, 103, 104 c) TUE; 98, 99, 104 Amsterdam; 120, 121, 126, Lisbona] era finalizzata alla crescita. L’obiettivo della crescita era affidato agli Stati membri i quali lo avrebbero realizzato avvalendosi ciascuno della propria politica economica e della capacità di indebitamento regolamentata dall’art. 104 c) TUE (104 in Amsterdam e 126 in Lisbona).
Il regolamento 1466/97 e quelli successivi hanno introdotto un Patto di stabilità e crescita (PSC), che all’obiettivo della crescita ha sostituito il risultato della parità del bilancio a medio termine. Raggiungere la parità del bilancio è un obbligo per tutti gli Stati membri.
Il Trattato TUE, nel protocollo n. 6 e negli artt. 109 J e K, aveva disciplinato una fase transitoria volta a realizzare “un alto grado di sostenibile convergenza tra gli Stati che sarebbero stati ammessi allo Euro. Si ammetteva un divario rispetto alla media dei tre Stati migliori, fino a due punti percentuali nel tasso di interesse a lungo termine ed 1.5 punti percentuali nel tasso di inflazione. Una volta entrati nella fase terza, gli Stati avrebbero operato, stimolati tutti dal vincolo esterno rappresentato dalla concorrenza. Ciascuno avrebbe cercato di dare il meglio di sé utilizzando al massimo i fattori peculiari, umani e naturali, presenti nella propria collettività. L’Unione sarebbe stata espressione di una collettività di circa 500 milioni di abitanti, che per popolazione si sarebbe collocata nel mondo al terzo posto dopo Cina ed India, sarebbe stata per ricchezza pari agli USA. In una previsione ragionevole, in virtù delle autonome politiche economiche e del potere di indebitamento garantito dagli artt. 102 A, 103 e 104 c) del Trattato, l’Unione avrebbe goduto di una durevole crescita tra il 2% ed il 3% del PIL.