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Chi è Kalthoum Kennou, la donna che vuole diventare presidente della Tunisia

La Tunisia ha provato a suo modo a dar voce alle istanze emerse durante le rivolte del 2011 della Primavera araba. A differenza della Libia e dell’Egitto, i tunisini si sono impegnati in processo di transizione che ha portato stabilità e riconciliazione. Dopo mesi di scontri violenti tra l’opposizione laica e la maggioranza religiosa, sembra vincere la voglia di pace. Si è approvata una Costituzione e si è scelto pacificamente un nuovo Parlamento, per avviarsi alla scelta di un nuovo presidente il 23 novembre.


CORSA PRESIDENZIALE

La maggior parte dei seggi parlamentari sono stati ottenuti dal partito laico. Poche donne e pochi giovani. Ma tra i possibili candidati alla presidenza (sono 27 nomi) è spuntato anche quello di una donna, il giudice Kalthoum Kennou. Presidente dell’associazione dei magistrati, ha lottato con successo contro il ministro della Giustizia islamista ed è stata più volte minacciata di morte.

LE DONNE IN TUNISIA

In Tunisia le donne occupano il 25% degli impieghi pubblici, secondo la Banca Mondiale. Poche sono le donne in posizioni di leadership, nonostante abbiano una forte presenza nel settore economico. I partiti amano ripetere che sono a favore della parità di genere, ma resistono a un’apertura effettiva. Le organizzazione politiche hanno una partecipazione femminile soltanto del 15%.

LEZIONE DI PROGRESSO

Dallo scorso luglio c’erano voci sulla candidatura di Kalthoum Kennou alle presidenziali in Tunisia. Secondo Foreign Policy la sua presentazione è “un forte messaggio di speranza”. “Il terrorismo deve essere combattuto militarmente, ma di per sé non è sufficiente… Dobbiamo lottare contro l’estremismo religioso dal punto di vista intellettuale e sociale. Quando i tunisini eleggeranno una donna come presidente, diremo al mondo che siamo diventati moderni, che ci sono finalmente progresso e parità di genere”, ha detto Kennou in un’intervista alla rivista americana.

GIUSTIZIA LIBERA

Giudice dal 1989, Kennou, 55 anni, è l’unica candidata donna che ha soddisfatto tutti i requisiti dalla commissione elettorale della Tunisia. Ex presidente dell’associazione dei magistrati tunisini, un gruppo appartenente alla società civile che cerca di riformare il sistema giudiziario, Kennou è famosa per essere un fervente difensore dell’indipendenza della magistratura.

LA LEGGE CONTRO IL REGIME

Ben Ali non la amava per la sua schiettezza ed è per questo stata vittima di diverse ritorsioni. Dal taglio dello stipendio a trasferimenti arbitrari. Dopo una lunga carriera di successi a Tunisi, Kennou è stata trasferita a Kairouan, una provincia remota nel cuore desertico del Paese. “Questo non mi ha mai fermata. Ho sempre aiutato i miei amici attivisti partecipando alle proteste”, ha detto. Le accuse di Kennou contro il regime non si fermavano alle parole. È stata una dei pochi giudici ad applicare la legge: ha emesso un mandato di arresto per corruzione contro Moez Trabelsi, nipote di Leila Trabelsi, moglie di Ben Ali.

Dopo la Primavera araba, il giudice non ha fermato la sua lotta contro la corruzione. Ha continuato a organizzare diverse proteste per ottenere una magistratura indipendente e ha partecipato a scioperi per chiedere all’Assemblea Nazionale Costituente l’approvazione di una riforma del potere giudiziario.

LA FORZA DELL’INDIPENDENZA

Kennou sa che non vincerà in Tunisia: “La mentalità patriarcale è profondamente radicata nella società tunisina e va al di là dell’appartenenza ideologica e politica… Il mio messaggio è che sono una donna candidata e posso competere da pari a pari”.

Anche da candidato presidenziale, Kennou fa dell’indipendenza la sua forza: “La Tunisia ha bisogno di qualcuno che entri in contatto con la sua gente. Io sono indipendente. Io non sono il candidato di un partito politico. Rappresento tutti i tunisini. Sono sicura che ogni tunisino possa vedere qualcosa di se stesso in me”, ha detto.

Kalthoum Kennou intervistata da una tv tunisina



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