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Un consiglio non richiesto a Giorgio Napolitano

Le ipotizzate dimissioni di Napolitano hanno fatto ad alcuni paura, è apparso un baratro davanti a noi. Ma siamo italiane e italiani democristiani, berlusconiani, renziani, liberali, socialisti, eccetera, dunque conviviamo con la trasversalità e non necessariamente con le politiche totalizzanti dal vago sapor renziano e ancora troppo contaminate dall’ideologie comuniste.

Dunque, non moriremo renziani, ma sicuramente ci poniamo il dilemma: come aggregare l’elettorale moderato. Il Presidente faccia un ultimo sforzo. Si dimetta dopo aver sciolto le Camere ed aver indetto nuove elezioni. La parola spetta al popolo. Il renzismo nato da una costola del ventennio berlusconiano -, mito del leader unico, evocazione ridicola dell’ottimismo bugiardo, insofferenza del partito, scelta dei dirigenti e parlamentari con il criterio della fedeltà, idolatria ed estetica, senza autonoma identità -, non ci piace e ci poniamo l’obiettivo di chiarire che, non essendo i moderati né di destra né di sinistra, noi non desideriamo essere né conformisti né sudditi, né tantomeno cerchiobottisti.

Ci serve un’analisi lucida e serena di a che punto siamo e dove vogliamo andare per fare politica vera e realizzare le idee e le proposte. La riforma della giustizia e i contrappesi istituzionali (Presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale) sono diventati scambi evidenti di conservatori e spregio del voto popolare, la spesa pubblica corrente si è ingigantita,non si è smontata la fonte dei posti coatti e protetti delle municipalizzate e partecipate, sull’istruzione nessun impianto di merito e concorrenza salva le nuove generazioni, sulla riforma del lavoro e l’apprezzabile impegno del ministro Giuliano Poletti le tensioni non si placano sull’Europa. Poiché l’abbiamo demonizzata, il caterpillar della Troika (Bce, Fmi e Commissione europea) sta invadendoci con gli ultimi dati di un netto declino dell’Italia, mentre Francia, Spagna, Germania e persino la Grecia stanno riemergendo dalla crisi.

Avremmo desiderato la nascita di una sinistra vera e seria e di una destra seria e vera per fare un salto di qualità programmatico per il nostro Paese. Noi moderate e moderati veri, non abbiamo paura, perché la paura è la nemica della libertà e della democrazia, perché non siamo inutili moralisti, intellettuali da strapazzo che scrivono senza etica. Noi non siamo nostalgici siamo riformatori veri. Siamo lucidamente consapevoli che i rapporti di forza in Parlamento sono gli stessi di quando tutti andarono dal vecchio e saggio Presidente a chiedergli di accettare il secondo mandato.

Perché ora i partiti dovrebbero dimostrare quel buonsenso che non ebbero allora? Si corre il rischio di assistere ad un tira e molla estenuante i cui esiti sarebbero drammatici per la situazione economica e per i nostri rapporti con l’Europa. Tutti cercherebbero i forzare la situazione per trarne i maggiori vantaggi possibili. I Patti del Nazareno si moltiplicherebbero e gli esiti sarebbero nefasti per tutti. A Napolitano va allora chiesto un ultimo servizio. Mandi un messaggio alle Camere per chiedere che venga approvata subito la legge elettorale. Dica che in ogni caso scioglierà il Parlamento, prima del compimento dei 90 anni. Con la nuova legge, se ci sarà, od anche, al limite, con quella che, per quanto assurda, è in vigore dopo il pronunciamento della Consulta. In entrambi i casi sarà il popolo ad assumersi la responsabilità di decidere e di scegliere. E sarà il nuovo Parlamento a scegliere il nuovo inquilino del Quirinale. In democrazia le cose funzionano così. Se poi anche questa responsabilità non dovesse realizzarsi e si riprospettasse una situazione simile ad oggi, allora ben venga la Troika.

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