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Guerra universale tra Poste e Nexive

I postini olandesi di Nexive (già nota come TNT Post) ancora una volta muovono all’attacco dell’ex monopolista Poste. Il cambio di nome e logo – quello nuovo assomiglia non poco al marchio di Zalando – non ha bagnato le polveri agli olandesi, che proseguono una guerriglia serrata contro Poste a suon di carte bollate e lobbying.

Ieri il Corriere della Sera, nel supplemento Economia del lunedì, dopo le baruffe svelate da Formiche.net, ha dato conto dell’ultima iniziativa di Nexive: sfidare l’affidamento del servizio universale a Poste e chiedere che sia messo a gara.

Il chiodo giuridico al quale si aggrappa Nexive è costituito dalle delibere con cui l’Agcom (Autorità di garanzia per le comunicazioni) riconosce il pagamento dei risarcimenti riconosciuti a Poste Italiane per avere assicurato nel 2011 e nel 2012 ‘attività tradizionale del servizio postale in tutto il territorio nazionale, comprese le zone in cui non è remunerativo.

Quello di Nexive è un gioco in contropiede: anziché attendere che il gruppo presieduto da Luisa Todini e capitanato da Francesco Caio si veda rinnovare i contratti con lo Stato che ne mettono in sicurezza il conto economico, sfidare Poste nell’ultimo recinto sacro.

È il servizio universale, per il quale Poste si è vista assicurare 380,6 milioni per il 2011 e 327,3 milioni per il 2012. All’orizzonte ci sono importi minori – la crisi morde le casse statali e non risparmia nemmeno Poste – anche se ministero dello Sviluppo Economico retto da Federica Guidi e Agcom presieduta da Angelo Cardani continuano a vedere in Poste l’unico soggetto in grado di coprire l’intera penisola per la consegna della posta tradizionale. Ma è davvero così? No, secondo Nexive. Il gruppo privato, infatti, auspica che il servizio sia messo a gara, come detto esplicitamente a Formiche.net dall’ad di Nexive, Luca Palermo.

Per un verso, per Poste è sempre più difficile mantenere un servizio a orario lungo nelle zone meno remunerative, e chi ha seguito le trattative con il ministero dello Sviluppo economico sa che la corazzata di Caio insiste nel chiedere orari ridotti in queste zone.

Ma fino a che punto si potrebbe ancora parlare di servizio “universale”?  E se a fronte di soldi pubblici il servizio è intermittente, si tratta di un aiuto di Stato illegittimo? Se l’è chiesto ad esempio l’europarlamentare leghista Gianluca Buonanno, che lo scorso 30 ottobre ha depositato un’interrogazione a Strasburgo.

Per un altro verso, non mancano altri casi in cui la sola Poste non riesce più a garantire i servizi che in passato offriva con grande facilità. Qualche giorno fa il Fatto Quotidiano ha puntato il dito sul maxi-contratto con cui Cdp affida a Poste la raccolta di risparmio. Oltre un miliardo e mezzo di euro all’anno per un quinquennio.

Ma alcuni addetti ai lavori fanno notare la raccolta postale fatta da Poste non basta. In parte, forse, per la performance considerata deludente di Poste da parte di Cdp, in parte per la concorrenza di prodotti alternativi (CheBanca, ContoArancio) da parte di banche che godono di notorietà tra il grande pubblico, in parte ancora per la fase di tassi bassi/nulli che rendono inappetibile il risparmio postale.

Da qui nascono alcune domande. Perché Cassa depositi e prestiti paga in maniera robusta Poste se poi ha bisogno di finanziarsi direttamente? Non può farlo ad altre condizioni, meno onerose, o addirittura senza avvalersi del tutto di Poste?

Questi dubbi tormentano anche i fondi e le banche d’affari internazionali che registrano il continuo ritardo del dossier sulla quotazione, mentre prendono atto del micidiale contenzioso a cui è sottoposta Poste in casa propria. Al punto da chiedersi: se Poste non riesce navigare nel laghetto domestico, come potrebbe affrontare le tempeste dei mercati borsistici? Di certo non con il salvagente di mamma-Stato, al quale Caio comunque si appella, come detto dallo stesso capo azienda del gruppo statale nelle sue prime audizioni parlamentari, come ha ricostruito Formiche.net. Forse anche per sbrogliare queste matasse l’approdo in Borsa è stato prorogato a data da destinarsi.



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