Alla fine Raiway ce l’ha fatta. Ed è sbarcata in Borsa a dispetto del periodo sfavorevole, del ritiro sul filo di lana di molte altre Ipo annunciate da tempo e del prendere tempo della maggior parte delle quotande di Stato. Ce l’ha fatta pur se il precedente dell’altra, unica, coraggiosa matricola pubblica, che aveva debuttato prima dell’estate su Mta, era impietoso: Fincantieri aveva dovuto infatti ridurre prezzo e ammontare dell’offerta per approdare sul listino, dove la domanda si era mostrata più rarefatta del previsto.
I PRECEDENTI DEL 2014
Intanto, il contesto. Raiway ha debuttato sul listino principale di Borsa italiana il 19 novembre, dopo un’infilata di ritiri eccellenti. Da quello, a dicembre 2013 di Savino Del Bene che pure avrebbe potuto profittare della scia del successo di Moncler, a quelli estivi di Rottapharm, azienda con il bilancio a posto poi acquisita dal competitor svedese Meda, e Sisal, che però già non convinceva gli analisti. Infine, a ottobre, avevano detto addio al listino a un passo dal traguardo Italiaonline e Intercos: la prima che opera in Internet, la seconda nei cosmetici, entrambe non sono riuscite a spuntare il prezzo sperato.
LE IPO DI STATO
Quanto alle matricole di Stato, per cui il listino sarebbe stato un mezzo per fare cassa, tutte hanno preso tempo: da Enav, a Poste, a Sace, a Fs. Appuntamento alla seconda metà del 2015, forse. D’altronde, gli investitori, dopo l’abbuffata di Italia della prima parte dell’anno, si sono fatti più selettivi: non comprano ogni cosa, ma solo ciò che ha un giusto rapporto qualità/prezzo e in parte sono proprio fuggiti scoraggiati dall’ennesimo trimestre con il Pil negativo e dalle riforme ancora da approvare. Viene da chiedersi allora se Raiway abbia proseguito dritta per la sua strada perché avesse realmente i numeri o se la spinta è stata determinata dall’emergenza di fare cassa a tutti i costi.
NUMERI A POSTO O ESIGENZE DI CASSA?
Il debutto, certo, è stato molto positivo. La società delle torri che trasmettono il segnale radio e tv controllata dalla tv di Stato ha chiuso la prima seduta a +4,68%, a 3,08 euro dal prezzo di offerta di 2,95. La domanda del 30% messo sul mercato è ammontata a oltre il doppio dell’offerta (il 50% degli istituzionali che hanno comprato sono stranieri). Merito, secondo il presidente Camillo Rossotto, come riporta il Sole 24ore “dell’unicità dell’infrastruttura” che ha attratto oltre “120 fondi stranieri”, tra cui il solito BlackRock. Ed è una buona operazione, secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che su Twitter proclama: “Il percorso di apertura al mercato procede. Si valorizza, non si svende”.
LA PAROLA AGLI ANALISTI
Dunque, si valorizza, non si svende. È davvero così? Intanto il prezzo: la forchetta era stata fissata tra 2,95 e 3,50 euro, con il minimo non vincolante (che è già un segnale dell’intenzione di quotarsi a ogni prezzo). Alla fine il debutto è avvenuto sulla soglia minima: cioè a sconto, se si considera che nella parte alta della forchetta la quotazione sarebbe corrisposta a 9,5 volte il rapporto enterprise value/ebitda 2015 e circa 25 volte gli utili dello stesso anno, attesi a 37 milioni (in linea con EiTowers, la controllata di Mediaset, unica torre di trasmissione quotata in Europa e decisamente inferiori rispetto ai multipli dei gruppi Usa American Tower e Crowne Castle).
EFFETTO SPECULATIVO?
A spingere la domanda potrebbe essere stato anche l’appeal speculativo: una volta sul mercato Raiway diventa target possibile per mire espansionistiche di EiTower, ma anche degli operatori della telefonia. E i target in caso di operazioni M&A in Borsa sono sempre oggetto di accelerazione. C’è da dire che Raiway è senz’altro dotata di un plus importante che è in sostanza il monopolio italiano delle torri di trasmissione. Ma, ne avevamo scritto qui, i fattori di rischio non mancano. E il principale è “l’elevata esposizione a un unico cliente, la Rai, che al 30 settembre 2014 pesava per l’83% del fatturato, con l’11,7% in mano ai 4 principali operatori telefonici in Italia (Telecom, Vodafone, Omnitel e H3G). Questa eccessiva concentrazione della clientela mette il bilancio del gruppo sotto pressione in caso di mancato rinnovo anche di un singolo contratto”. Nelle prossime settimane, il quadro sarà più chiaro.