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Iran, ecco i 3 scenari per un (possibile?) accordo sul nucleare

Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

Siamo agli sgoccioli. Il 24 novembre scadrà il periodo entro il quale l’Iran e i 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania con la presenza dell’Ue) si sono ripromessi di trovare un accordo che limiti il programma nucleare iraniano e allo stesso tempo allenti la morsa delle sanzioni sull’Iran adottate da Usa, Ue e Onu.

La posizione ufficiale di tutte le parti in causa è che un accordo sia ancora possibile. Tuttavia, in via confidenziale fonti dal Dipartimento di Stato Usa ammettono che le speranze sono ridotte al lumicino.

Che cosa succederà dunque nelle prossime settimane?

CENTRIFUGHE E SANZIONI

Tre sono gli scenari possibili. Contro ogni previsione le parti riescono a trovare un accordo. Perché questo accada è necessario che l’Iran accetti due condizioni. La prima è una considerevole riduzione del numero di centrifughe, le macchine necessarie ad arricchire l’uranio. La capacità di arricchimento dell’Iran è la questione al centro del negoziato perché può essere impiegata sia a scopi pacifici che militari.

La seconda condizione è che l’Iran accetti una graduale revoca delle sanzioni. Teheran per ora sembra non volerne sapere. Non solo è intenzionata a mantenere tutte le centrifughe già installate, ma vuole aumentarne il numero in un futuro non troppo lontano. Né sembra disponibile ad aspettare anni perché la sanzioni, o almeno una buona parte di esse, vengano revocate.

RISCHIO COLLASSO

Il secondo scenario vede il negoziato collassare tra accuse reciproche. A questo punto potrebbe innescarsi una spirale potenzialmente catastrofica. Gli Usa inasprirebbero le sanzioni e spingerebbero l’Ue a fare altrettanto. In Iran, il partito del compromesso – guidato dal presidente Hassan Rouhani – vedrebbe ridotto il suo credito a vantaggio dei fautori dell’ostracismo a oltranza verso gli Usa.

In un primo momento, gli iraniani potrebbero evitare di riprendere le attività nucleari sospese nel corso del negoziato, in modo da privare di legittimità il tentativo Usa di rafforzare il regime di sanzioni. Prima o poi però il programma nucleare verrebbe riattivato su scala maggiore dell’attuale, generando forti tensioni con Usa, Arabia saudita (a cui Teheran contende il primato di potenza regionale) e Israele (che considera un Iran nucleare una minaccia esistenziale).

Se quest’ultimo dovesse stabilire che le sanzioni non sono sufficienti ad arrestare i progressi dell’Iran in campo nucleare, l’ipotesi di un’azione armata – da parte di Israele o degli Usa – diverrebbe tutt’altro che remota.

Qui l’articolo completo

Riccardo Alcaro è responsabile di ricerca dello IAI e Visiting Fellow presso il CUSE della Brookings.



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