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L’altra sinistra laica, via d’uscita da vuoto d’idee a sinistra

L’altra sinistra, laica, socialista, libertaria, liberale, puo’ essere, è la possibile via d’uscita dal vuoto d’idee, cultura e progettualità, che alberga nel frammentato e scisso mondo di sinistra, dove si ripropone, in continuazione, la vecchia prassi del tanto peggio, tanto meglio, premessa per il lancio salvifico di un nuovo soggetto politico, come la Sinistra? Possibile di Pippo Civati o la Human factor di Nichi Vendola, fino a Giustizia e Libertà di Paolo Flores d’Arcais.

L’altra sinistra, al debutto oggi a Sora, è rimettere al centro del dibattito culturale e politico, rinverdire e aggiornare un filone di pensiero che, pur se non ha vinto in termini elettorali, pur tuttativa non è finito sotto le macerie del Muro di Berlino nè è stato sconfitto, come il comunismo che aveva promesso la liberazione dell’uomo, dalla storia, se per storia s’intende, come si dovrebbe, il prodotto dell’evoluzione del pensiero umano e di conseguenza l’agire degli esseri umani. E non invece come un evento neutro, più o meno casuale, quando non addirittura divino.

Non si tratta di narrazioni o celebrazioni postume nè di pratiche buone e pulite, ma di un filone di pensiero e di un agire conseguente eretico che, nel rifiuto di dogmi e verità rivelate, si è affidato al metodo della ricerca continua, al confrontro e alla dialettica tra esseri umani liberi, uguali e diversi, al provare e riprovare di Riccardo Lombardi, al non mollare di Carlo Rosselli, mettendo al bando sia la violenza armata sia la rassegnazione, fino al punto che quando tutto è perduto, bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio di Antonio Gramsci per arrivare a fare la rivoluzione liberale di Piero Gobetti.

A questi pensatori liberi e scomodi al tempo stesso – Lombardi, i Rosselli, Gramsci, Gobetti – se ne possono aggiungere tanti altre altrettanto anticonformisti: Piero Calamandrei, Gaetano Salvemini, Vittorio Foa, Norberto Bobbio, Silvio e anche Bruno Trentin, e quanti diedero vita, prima, alla vera Giustizia e Libertà e poi al Partito d’Azione.

Intellettuali, uomini di cultura accomunati da un sentimento di laicità e libertà mai corrotto e da un primordiale acomunismo che li portava a continui avvicinamenti seguiti da separazioni repentine dal moloch del Pci e dai suoi vertici, paladini ostinati del mito dell’Urss basato sul sanguinario stalinismo e, contemporaneamente, ideatori del pernicioso catto-comunismo.

Ribattere oggi alla incontestabile Walterloo emiliana del Pd di Matteo Renzi, riproponendo uno schema vecchio e uno scenario dejà vù, senza la minima autocritica, doverosa quanto ineludibile, sia da parte degli ex-comunisti che degli ex socialisti, sulle ragioni del fallimento del comunismo e del socialismo impersonati dal Pci e dal Psi, per l’abbraccio letale con la Dc, cioè con l’ideologia cattolica, è operetta da due soldi.

Operetta che, al di là delle legittime critiche al neoliberismo dominante, proprio per eludere la questione centrale dell’egemonia culturale della laicità, per stare dietro alla restaurazione, e non alla rivoluzione, di Papa Francesco, rischia di vanificare ancora una volta la richiesta di quel benessere completo, materiale e immateriale, che la gente chiede per la realizzazione della propria identità personale, di uomini e donne liberi, uguali e diversi.

L’altra sinistra non ha l’ambizione di farsi nè di essere partitino per partecipare all’opulento banchetto della politica perchè le minoranze ben strutturate possono influenzare le maggioranze mal composte e basate sul trasformismo per la spartizione delle prebende offerte dal potere per preservare lo status quo oggi messo in seria discussione dall’astensione capillare nella storica e sicura roccaforte comunista, rivelatasi fragilissima come accaduto per Stalingrado d’italia, colpita a morte dal Sistema Sesto San Giovanni.



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