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Perché D’Alema le canta a Renzi

Nell’intervista odierna concessa al Corriere della Sera, il primo obiettivo di Massimo D’Alema è evidente: dare una più solida base politico-culturale alla sinistra antirenziana, non solo interna al Pd.

L’affondo dell’ex “leader maximo” si articola in una pars destruens e in una pars construens. Nella prima il riformismo del “rottamatore” viene liquidato come un ferrovecchio. Nella seconda viene rivalutato il ruolo dell’intervento pubblico come motore dello sviluppo.

D’Alema coglie nel segno quando ricorda che il mercato del lavoro italiano è uno dei più flessibili dell’area Ocse (ma, da presidente del Consiglio, fu proprio lui che tentò invano di modificare l’articolo 18). Omette però di ricordare che, se il liberismo ha fatto certamente molti guasti, keynesismo nazionale e modello distributivo socialdemocratico hanno esaurito da almeno un trentennio la loro carica propulsiva.

Da noi, in ogni caso, centralismo contrattuale e uso incontrollato della spesa pubblica hanno contribuito in misura significativa ad allargare il ventaglio delle diseguaglianze sociali. È una delle tante ragioni che dovrebbero consigliare maggiore cautela nel gettare alle ortiche la ricerca di un nuovo compromesso tra ceti popolari e capitalismo (non la si chiami Terza via, se a qualcuno dà fastidio).

Diciamoci le cose come stanno. Una parte della sinistra italiana è prigioniera  di quel dogma inossidabile che considera socialità e statualità come dimensioni complementari e perfino coincidenti. Dogma che continua ad alimentare l’opposizione dei vari Civati, Fassina, Bindi, Bersani – insomma di tutta la compagnia che D’Alema ora cerca di rappresentare e guidare intellettualmente – al decentramento contrattuale, al salario minimo, a un sistema amministrativo e di welfare non soffocato da mastodontici apparati burocratici.

Renzi sarà anche politicamente troppo disinvolto e culturalmente un po’ confusionario, ma non è – se Camusso e Landini mi passano l’immagine scherzosa – Spartaco che sulla via Appia rincuora gli schiavi al grido di: “Avanti compagni, verso il Medioevo!”.



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