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Si può vendere la storia?

Può uno Stato vendere la propria storia? Può un Comune vendere un monumento nazionale? La domanda nasce in relazione ad alcune recenti notizie di cronaca provenienti dalla città di Firenze. Infatti, ad aprile 2014, nello storico capoluogo toscano, è stato firmato un protocollo d’intesa tra Comune e Ministero della Difesa per la valorizzazione e vendita di sette immobili considerati in dismissione. Alcuni di questi immobili sono effettivamente vuoti e dismessi, come ad esempio la Caserma San Gallo, per il cui acquisto pare che si sia mosso un gruppo immobiliare del settore turismo ed ospitalità.

Tuttavia, non tutti gli immobili messi in vendita sono vuoti. E’ il caso della Caserma Redi, situata nel cuore della città, in Via Venezia, non lontano dall’Orto Botanico dell’Università di Firenze e dal Complesso di San Marco. La Caserma, già sede della Scuola di Sanità Militare e del Dipartimento Militare di Medicina Legale, è sede ancora oggi del Poliambulatorio dell’Istituto Geografico Militare, funzionante a pieno regime sia come polo diagnostico militare per le Regioni del Centro Italia che come Centro Congressi. Annesso al Polo Sanitario, la Redi ospita il museo della Sanità militare, che raccoglie testimonianze a partire dal periodo unitario fino ai giorni nostri. Da anni, è in atto il tentativo di far diventare nazionale questo museo, spesso visitato da cittadini, turisti e studenti.

Inoltre, la Caserma, che ha sede nel trecentesco Chiostro del Maglio, parte di un convento di suore domenicane, ospita un importante monumento nazionale che, con la vendita, rischia di diventare inaccessibile ai cittadini, ai quali appartiene. Si tratta del Monumento al Medico Caduto, modellato nel 1924 da Arrigo Minerbi, che fuse il bronzo dei cannoni austriaci con quello delle decorazioni dei Medici, viventi e caduti, donate alla Patria. Tale monumento non è l’unico bene storico meritevole di tutela presso la Redi: a titolo esemplificativo, si ricordano la cancellata in ferro battutto dei Mazzuccottelli (rappresentante la dolorosa fatica dei medici nelle ventiquattro ore del giorno) e, all’interno dell’Aula Magna, le lunette affrescate e la Crocifissione di Agnolo di Taddeo Gaddi.

Il protocollo firmato ad aprile scorso prevede la vendita di questo immobile. Si è parlato di diversi possibili acquirenti, tra i quali alcuni privati mitteleuropei. Il protocollo prevede che le operazioni di vendita partano a fine dicembre 2014, ma se la Caserma verrà venduta, le sorti di museo, opere e monumento sono incerte. Probabilmente, diverranno inaccessibili per i cittadini, proprio nell’anno in cui l’Italia sta commemorando il centenario della Grande Guerra. Un’occasione persa per Firenze e per la Toscana.

E la storia non termina qui. Lo scorso giugno, la Regione Toscana, ha approvato all’unanimità una mozione per creare, proprio all’interno della Redi, una casa della salute, grazie alla quale i servizi oggi destinati al personale militare siano allagati anche al resto della cittadinanza, con l’aggiunta di un ambulatorio ginecologico e di un pronto soccorso per i codici bianchi e azzurri, per alleggerire il carico di lavoro del vicino ospedale di Santa Maria Nuova. Il Poliambulatorio dell’Esercito, infine, ha a disposizione servizi di radiologia e risonanza magnetica aperta: sono fermi da un anno e mezzo, forse proprio a causa dei progetti di vendita, ma potrebbero essere rimessi in funzione in pochissimi giorni. Questa mozione non ha avuto seguito, ma potrebbe invece rappresentare un importante valore aggiunto ed esempio per una città ed una nazione note per storia, ingegno e cultura, che tuttavia spesso rischiano di perdere l’identità a fronte di effimeri proventi economici.



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