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Una nuova classe dirigente per il reale cambiamento

Lo so sono discontinuo… Mi ero ripromesso di essere costante con il blog ed invece non ci sono riuscito…
La mia nuova dimensione lavorativa di quest’ultimo anno mi fa seguire spesso con distacco fisico e temporale le questioni italiane ma poi quando torno in Italia ho delle full immersion spesso piacevoli. Ora sono a Dubai e da 24 ore seguo con ammirazione il mega cantiere sotto al Burj Al Arab nel quale operano centinaia di operai senza interruzione di continuità (qui oggi è anche festa nazionale….). Il mondo cambia così velocemente e quando si è fuori dall’Italia (ed anche dalla vecchia e troppo “rigorosa” Europa…) ti rendi conto di quante occasioni stiamo perdendo.

Una bella full immersion è stata quella della settimana scorsa. Ero in Italia per incontrare alcuni clienti e per l’Assemblea nazionale dei Giovani Imprenditori di Sistema Moda Italia che la presidente Alessandra Guffanti ha voluto fare a Napoli alla Fondazione Valenzi. Alessandra è una ragazza sveglia, considerata da tanti una forza della natura, ha ripensato totalmente l’azienda di famiglia diventando una delle prime ambasciatrici e venditrici del Made in Italy in Asia.
Alessandra, con tenacia e non senza sabotaggi di varia sorta, è stata capace di portare per la prima volta al Sud venerdì e sabato un appuntamento tradizionalmente milanese. Lo ha fatto coinvolgendo il gotha del settore: a partire dal presidente di Sistema Moda Italia Claudio Marenzi e da quello dei Giovani Imprenditori di Confindustria Marco Gay.
Non conoscevo bene Marco e dovendo parlare prima di lui mi sono studiato il suo profilo. Veramente un bel personaggio. Anche lui ha attualizzato il business di famiglia e la società che mi ha incuriosito di più è quella con cui si occupa di comunicazione digitale integrata. Mi colpì molto il suo intervento a giugno al Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria a Santa Margherita Ligure quando disse:”Non dobbiamo far rimpatriare solo capitali ma produzioni. Non ci serve uno scudo fiscale, vogliamo invece uno scudo industriale”. In tanti credevano fosse solo uno slogan ed invece è diventato il tema della sua presidenza ed ora sono in tanti a seguirlo.

Sempre venerdì a Roma i Giovani Imprenditori di Confapi hanno eletto come nuovo presidente Angelo Bruscino. Angelo è socio di importanti imprese nella Green Economy impegnate nel recupero delle materie prime derivanti dalla raccolta differenziata e nella depurazione delle acque ed è noto alle cronache nazionali per aver lanciato molti anni fa (e quindi prima anche di Renzi…) una provocazione che lo ha mandato a Porta a Porta e ha fatto arrabbiare i sindacati: “Sono pronto ad assumere decine di nuovi dipendenti ma senza l’articolo 18.”

Cos’hanno in comune le storie di questi giovani imprenditori? Sono tutti imprenditori che pur essendo figli d’arte hanno saputo innovare l’azienda, ed anche il business di famiglia, facendo si che le loro realtà oggi siano proiettate nei mercati internazionali e creino lavoro a centinaia di persone.
Possiamo definirli giovani per ragioni anagrafiche (sono tutti sotto i 40 anni) e perché il nostro è un paese vecchio e che vive di ricordi ma non sono giovani per guidare il cambiamento e diventare classe dirigente di prima linea del Paese.
Perché accendere i riflettori sulle loro storie ora che al Governo e in Parlamento abbiamo tanti giovani? Semplice. Perché dal rinnovamento per caso e per appartenenza (chi vuol intendere intenda) e dalla sbornia di giovanilismo dobbiamo proiettare il Paese in una nuova era glaciale: quella delle competenze.
Queste tre storie sono la dimostrazione che ci sono persone brave, competenti e che hanno voglia di mettersi a disposizione del Paese (d’altronde fare associazionismo imprenditoriale cos’è se non dedicare tempo e passione per la Res Pubblica?).

Tocca alla politica ed agli elettori coinvolgerli.


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