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Come rendere più democratici i partiti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

La corruzione dilaga e corrompe la politica. Accade in questi giorni a Roma, come ieri è accaduto a Milano, Venezia, Napoli, Reggio Calabria. La piovra corruttrice attacca ogni regione e ogni partito. Chi sperava che, con Tangentopoli e la fine della repubblica dei partiti, sparisse anche la corruzione sarà rimasto deluso. Anche queste considerazioni, apparentemente solo politiche e poco accademiche, sono alla base della scelta della Fondazione Tatarella di dedicare le sue “giornate di studio”, organizzate in collaborazione con l’Università Aldo Moro, a un tema controcorrente e, allo stesso tempo, di drammatica attualità: i partiti politici.

Oggi sparare alzo zero contro i partiti e la politica è un esercizio assai facile, per raccogliere applausi e consensi. Beppe Grillo e persino la Lega, in versione salviniana, ne fanno il loro core business. È, però, altrettanto vero che, asfaltati i partiti, almeno come li avevamo conosciuti nel secolo scorso, la corruzione non è diminuita.

Anzi, sembra essere diventata la regola. Inoltre, nei simulacri di partito o movimento che siano, oggi in voga, è scomparsa oggi ogni forma di democrazia. I parlamentari sono nominati da una ristrettissima oligarchia. Dipendendo la loro elezione solo dai leader di partito, essi rispondono solo a chi li ha nominati e non al popolo, come recita la Costituzione. Nei partiti le regole vengono fatte e disfatte a piacimento di chi controlla la macchina organizzativa. Il dibattito interno, che dava vigore e vitalità ai vecchi partiti, si è ridotto solo a uno scontro di potere. Anche le tanto sbandierate primarie, elogiate a sinistra e invocate a destra, sono una parodia della democrazia, inquinate, come dimostrano le cronache locali e nazionali, dalla mobilitazione di apparati clientelari e amicali, che nulla hanno a che vedere con la vita dei partiti, peraltro quasi del tutto inesistente.

Anche la riformetta delle provincie ha, da un lato, ridotto gli spazi di democrazia, togliendo ai cittadini la possibilità di eleggere i suoi rappresentati e, dall’altro, dato vita a un nuovo “mercato delle vacche” con vergognosi trasversalismi e cambi di casacca.
Ciò non di meno, la democrazia non conosce un’alternativa ai partiti, attraverso i quali i cittadini possono “liberamente associarsi per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49 della Costituzione).

Dobbiamo allora ritornare ai partiti, disciplinandoli democraticamente con legge, in modo da garantire alla loro vita associativa e alle loro scelte politiche ed elettorali massima democrazia e trasparenza, attraverso regole certe, chiare e non modificabili ad libitum dell’oligarchia vincente. Per dibattere su queste tematiche la Fondazione Tatarella e l’Universita Aldo Moro hanno organizzato il 10 e 11 dicembre due giornate di studio dedicate ai “Partiti e democrazia in Italia“, con la partecipazione di numerosi costituzionalisti italiani e le conclusioni dell’on. Luciano Violante, Presidente emerito della Camera dei Deputati, e del prof. Antonio Uricchio, Rettore dell’Università di Bari.

Le giornate di studio hanno ottenuto l’adesione del Presidente della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Bari.



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