Ieri la Bce ha dato seguito alla seconda tranche del Tltro per sbloccare i prestiti bancari in generale e per alleviare i problemi di accesso alla finanza delle pmi. Ma fino a che punto il Tltro sarà in grado di rivitalizzare questo passaggio di fondi alle piccole imprese? Se lo chiede Orcun Kaya, analista di Deutsche Bank che individua in un report i tre fattori da cui dipende questa efficacia, ovvero “la domanda di Tltro, la loro destinazione e l’importanza dei prestiti alle imprese per le banche nel loro complesso”.
LA SCARSA PARTECIPAZIONE DELLE BANCHE
In poche parole, il programma Tltro mira ad aumentare il flusso di fondi al settore privato iniettando liquidità nel bilancio delle banche. “A questo proposito – continua Kaya – il successo innanzitutto dipenderà innanzitutto dall’appetito delle banche per il Tltro. A settembre si stima che il 44% delle banche abbia partecipato alla prima tranche di prestiti (e il 47% è previsto per dicembre). Tuttavia, i volumi di settembre sono rimasti ben al di sotto dei 400 miliardi di euro offerti dalla Bce, a 83 miliardi di euro. In generale, la riduzione della leva finanziaria in corso e requisiti patrimoniali più stringenti possono limitare la capacità delle banche di espandere i propri bilanci. Inoltre, prima di accogliere maggiore liquidità, alcune banche potrebbero aver atteso il completamento degli stress test”.
Che però non ha sparigliato le carte in tavole e la risposta delle banche alla seconda tranche di prestiti è stata deludente: gli istituti di credito dell’Eurozona hanno ricevuto 130 miliardi dai prestiti a quattro anni concessi da Francoforte, contro previsioni che oscillavano fra i 90 e i 250 miliardi. Un totale fra l’operazione di settembre e quella di oggi di circa 213 miliardi, la metà del potenziale di 400 miliardi indicato da Mario Draghi. A cui non resta che passare agli acquisti diretti di titoli, il quantitative easing, che potrebbe essere annunciato già a gennaio. Il cavallo non beve, il sistema non è disposto ad assorbire liquidità che non riesce a utilizzare.
DOVE VANNO REALMENTE I 200 MILIARDI RICHIESTI DALLE BANCHE
E c’è dell’altro. Secondo Deutsche Bank, circa il 60% delle banche che hanno partecipato al Tltro citano la redditività come motivo di adesione al programma. “Inoltre – continua Kaya – un notevole 67% vuole utilizzare i fondi per la concessione di prestiti alle società non finanziarie. Questi numeri, promettenti a prima vista, possono mascherare alcuni problemi. In effetti, i prestiti alle piccole e medie imprese è associata con ponderazioni di rischio più elevate e requisiti patrimoniali più stringenti per le banche. In tale contesto, le banche che hanno ancora pesanti vincoli di capitale, soprattutto se di piccole dimensioni potrebbero scegliere di trasferire i fondi a grandi aziende o impiegarli in investimenti meno rischiosi”.
SE I PRESTITI ALLE PMI CONTANO POCO PER LE BANCHE
In che misura questo accadrà dipende anche dall’importanza che i prestiti alle pmi hanno per il business commerciale delle banche. “Un buon indicatore di questa importanza è la quota di prestiti alle pmi sul totale dei prestiti alle imprese – conlcude Kaya – Questo rapporto è più piccolo in Paesi come Germania (26%) e Francia (21%), cosa che può essere spiegata principalmente con il numero considerevole di grandi imprese in questi Paesi. Inoltre, in sistemi bancari grandi e diversificati, i prestiti alle imprese in generale svolgono un ruolo più limitato rispetto ad altre attività, come ad esempio le operazioni internazionali e l’investment banking. Quindi, in tali casi, il volume dei fondi Tltro trasmesso alle pmi dovrebbe restare moderata. In altri Paesi come il Portogallo (74%) e l’Irlanda (68%), la quota è decisamente più eelvata ed è più probabile che il Tltro sarà un successo”.