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Ivan Straniero (Arbor Networks): “Vi spiego pro e contro dei Bitcoin”

Ora che Microsoft ha iniziato ad accettare i Bitcoin negli Usa come mezzo di pagamento per le applicazioni, i giochi e altri contenuti digitali, possiamo considerare la criptovaluta a tutti gli effetti sicura o il suo utilizzo comporta dei rischi da cui guardarsi? Lo abbiamo chiesto a Ivan Straniero, Territory Manager, Italy & SE Europe di Arbor Networks.

Domanda. Quali sono caratteristiche e vantaggi delle criptovalute? 

Risposta. Le valute digitali si fondano sul principio della decentralizzazione; nessuno “possiede” il protocollo e tutti possono parteciparvi. Allo stesso modo, nessuno possiede Internet. Se un individuo vuole creare un sito Web, tutto quel che gli occorre è un computer e una porta di accesso a Internet. Lo stesso concetto si applica a Bitcoin. Chiunque può partecipare al protocollo e renderlo sicuro. La recente introduzione delle criptovalute è stata progettata per adoperare le tecniche crittografiche a chiave pubblica al fine di garantire la sicurezza, la tracciabilità e la verifica di ciascuna transazione. Le aziende stanno rapidamente rendendosi conto che le valute crittografiche, in particolare Bitcoin, sono divenute ormai mainstream in molte aree del mondo. A causa della natura globale di Internet, un pagamento mediante Bitcoin e altre valute similari risulta istantaneo e privo di costi. Un vantaggio davvero notevole quando si pensa alle commissioni delle carte di credito, che possono arrivare a pesare sul negoziante fino al 5% di ogni transazione.

D. Esiste solo Bitcoin?

R. Gli analisti calcolano che siano attualmente in uso oltre 300 tipologie di valute crittografiche. Bitcoin e Litecoin sono due tra quelle maggiormente diffuse, ma tra le criptovalute esistenti e in uso oggi vi sono Dogecoin, Peercoin, Namecoin, Feathercoin, Auroracoin e molte altre.

D. Che rischi ci sono? 

R. Bitcoin, la valuta crittografica al momento più diffusa, ha registrato una rapida crescita in termini di valore percepito. Un anno fa il cambio era di 104 dollari per Bitcoin, con un picco di 1.100 dollari circa a dicembre 2013. Questa esplosione del valore ha dato impulso a nuovi tipi di frodi e minacce avanzate imperniate sulla creazione (“estrazione“) e sul furto di Bitcoin. Sappiamo che sono state create minacce che hanno lo scopo di generare moneta crittografica, il che significa un consumo di GPU, CPU e memoria sui sistemi colpiti con conseguente aumento delle bollette elettriche, riduzione della vita utile dell’hardware e in genere più costi a danno delle aziende e dei consumatori finali.

D. Quali dispositivi sono a rischio?

R. Queste minacce colpiscono ogni genere di dispositivo. Un dispositivo mobile non possiede di per sé sufficiente potenza di calcolo per generare moneta crittografica, ma un’intera rete botnet di dispositivi mobili può farlo. Le piattaforme di virtualizzazione come VMware sono nel mirino per l’immensa potenza di calcolo che viene spesso associata a questo genere di macchine. I consumatori finali sono sempre stati un bersaglio facile per il malware. Considerando la potenza di calcolo spesso inutilizzata che le macchine consumer offrono, i malintenzionati hanno creato attacchi mirati che generano moneta crittografica avvalendosi di computer endpoint.

D. Questo a livello consumer. E le aziende?

R. Da un lato le aziende possono essere esposte ai rischi provocati da dipendenti che decidono di produrre Bitcoin sfruttando le risorse interne o che creano inconsapevolmente vulnerabilità attraverso tradizionali meccanismi come drive-by download e attacchi di malware. Dall’altro le aziende che accettano pagamenti in criptovalute si espongono a nuove tipologie di rischio. Dovranno scegliere attentamente se conservare o convertire immediatamente il denaro digitale ricevuto, se pagare i fornitori in valuta tradizionale o crittografica, con quali modalità convertire le criptovalute in normale moneta se necessario. Conservare il denaro crittografico come forma di asset o di pagamento espone l’azienda a rischi simili a quelli che interessano qualunque altra risorsa digitale, per non parlare delle estreme fluttuazioni dei valori di mercato. Il ricorso a un processore di pagamento che si occupi di convertire le criptovalute in denaro tradizionale può mitigare questo rischio. Ma se un’azienda decidesse di tralasciare queste opzioni e conservare il denaro digitale, ecco che subentrerebbero le implicazioni di una tale scelta in quanto la maggiore parte degli enti di regolamentazione non assicura attualmente gli asset di questo tipo. Per garantire la massima sicurezza, è altamente consigliabile conservare i Bitcoin in una risorsa storage isolata e scollegata da tutto il resto.

D. In conclusione, più pro o più contro?

R. Il rischio di accettare una criptovaluta è lo stesso di accettare qualunque altra moneta: può essere rubata se conservata in maniera sbagliata, è soggetta a normative, il suo valore è soggetto ad arbitraggio e così via. Rispetto alle valute tradizionali però offre il grande beneficio di garantire permettere una tracciabilità e la verifica di ciascuna transazione. L’importante, a mio parere, è che le aziende e le organizzazioni che decidono di accettare questa forma di moneta siano consapevoli dei rischi e mettano in campo tutte le misure di sicurezza atti a contrastarli. I nuovi progressi compiuti dalle valute crittografiche offrono alle aziende interessanti opportunità per competere sul mercato globale; tuttavia si sono creati anche nuovi spazi per minacce avanzate, anche provocate dall’interno stesso delle aziende. Occorre dunque essere consapevoli delle implicazioni che questo fenomeno presenta in termini di sicurezza digitale.

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