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La Legge di Stabilità è un po’ instabile

No, niente dietrologie. Qui non va in onda il film “Sinistra bersaniana contro Pd renziano”. Certo, la tentazione di mandare in onda una pellicola del genere c’è, visto che la trama è firmata da Nens (Nuova economia e Nuova società), il centro studi fondato da Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco, e dove in passato Stefano Fassina è stato direttore scientifico.

Ma l’ex ministro Visco fornisce consigli al premier Matteo Renzi (come i due hanno svelato) e Bersani lavora sempre per la stessa ditta anche se il proprietario è momentaneamente cambiato. Magari un po’ di spirito politico e correntizio c’è nell’ultimo rapporto del Nens sulla Legge di Stabilità approvata definitivamente. Però qui stiamo ai fatti, ai numeri e agli scenari. Anche perché il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, di sicuro è molto stimato e apprezzato dalle parti del Nens.

LO SCENARIO DIVERSO

Il centro studi, al termine dell’analisi del disegno di legge governativo, giunge a considerazioni differenti rispetto a quelle di Palazzo Chigi e del dicastero del Tesoro. Lo “scenario alternativo” di Nens per il prossimo anno si basa su questi tre pilastri. Primo: “La variazione netta delle entrate risulta essere peggiore di quella prevista dal Governo per un ammontare pari a 518 milioni di euro”. Secondo pilastro, diverso da quello dell’esecutivo: “La maggiore spesa netta è prevista superare le stime governative per circa 5,6 miliardi di euro”. Terzo: “La dinamica del Pil reale e nominale è inferiore di quella prevista dalla Nota di aggiornamento al DEF di 2/10 di punto”.

IL CONFRONTO

I risultati delle due impostazioni sono i seguenti: “Diversamente da quanto formulato dal Governo, se le ipotesi di base del nostro scenario controfattuale dovessero avverarsi, alla fine del 2015 l’indebitamento netto dovrebbe attestarsi al 2,9% del Pil”, contro il 2,6% indicato dall’esecutivo. Inoltre, “l’avanzo primario dovrebbe scendere anch’esso per complessivi 3/10 di punto, pari a circa 5 miliardi di euro”, ossia 26,5 miliardi rispetto ai 31,5 previsti dall’esecutivo.

TORNA L’AUSTERITA’

I rilievi del Nens alla Legge di Stabilità non sono finiti. La natura “espansiva” della manovra – sottolineata dal governo Renzi – se c’è, sarà temporanea: “Emerge in modo chiaro come la politica economica del Governo cambi radicalmente già a partire dal 2016, passando da espansiva a restrittiva”. Ecco i dettagli: “Per il 2016, dei 5,6 miliardi di maggiori spese, 36 milioni sono coperti attraverso la generazione di nuovo debito, mentre la rimanente parte è coperta attraverso un aumento delle entrate”. Per 2017, invece, “la Legge prevede il raddoppio delle entrate nette (per un valore vicino ai 13 miliardi di euro) di cui circa 6 da destinare a copertura delle maggiori entrate e 7 miliardi da destinare alla compressione dell’indebitamento netto”.

CONCLUSIONE (TRISTE)

Le conclusioni dei ricercatori del centro studi Nens sono tutt’altro che ottimistiche: “Gli effetti espansivi della manovra e il contributo alla crescita delle riforme strutturali al netto delle clausole di salvaguardia varate nel 2014 potrebbero esaurirsi già a partire dalla fine del 2015 se non accompagnate da: a) una politica monetaria espansiva che agevoli una ricalibrazione del cambio dell’euro; b) un mutamento nella politica economica europea”. Non solo: “L’entrata in vigore delle clausole di salvaguardia sancirebbero il ritorno della politica economica italiana all’interno degli schemi tradizionali di austerità economica e di pro ciclicità delle politiche restrittive dei governi precedenti”. Dubbi pure sulla sostenibilità del debito pubblico: “La presenza di alcune criticità in alcune voci di entrata ed uscita previste dalla manovra non consentano la formazione di un’aspettativa credibile circa la sostenibilità del piano di rientro verso l’obiettivo a medio termine (OMT) – azzeramento del saldo di bilancio strutturale – assegnato all’Italia per il 2017”.


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