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Che cosa succede alle Pari Opportunità

Non sono smarrita né tantomeno rassegnata. In questo inizio anno ritorna il tempo della lettura che non è ozio, ma piacere sublime di leggere tenendo in mano la carta senza il riverbero inquietante del computer, scegliendo accuratamente come arricchire la mia conoscenza. Così approfondisco la strategia reale del sentimento di sfiducia, alternato al risentimento che trasuda dai commenti di alcuni “intellettuali giornalai” in antitesi alle varie correnti di pensiero dei telegiornali politicamente di parte.

L’era renziana  e berlusconiana, in stretta accoppiata, continuano a dominare con rappresentazioni che rasentano l’umorismo; una realtà che è ben compresa dagli italiani e sottolineata con la spregiudicatezza di una conferenza stampa di fine anno che ha messo solo  in evidenza – se mai c’era bisogno-  un accordo tra i due che è difficilmente  virtuoso.

Il cambio al Quirinale, dominato da ansia e incertezza, la barra del comando mal stretta in mano al giovane toscano e all’anziano milanese: la situazione naviga in un processo riformatore confuso.  Senato, legge elettorale e lavoro non stati per niente risolti, anzi. Sono stati falsamente e confusamente rimescolati. Della “giustizia” non ne parliamo proprio . E al grido “Riportiamoli a casa!” ai due Marò si aggiungono le due giovani rapite dall’Isis. Con il decisionismo insopportabile di “ci pensiamo noi!” la situazione è tutt’altro che sotto controllo. Anzi, è in caduta libera,  nonostante i proclami di una Confindustria ciarliera, riequilibrata dal controcanto di UNIONCAMERE, i cui bollettini sulle attività produttive dicono la verità, lucidamente la verità.

Il giovane toscano, con tono da coach “problem solver” che non abbandona adrenalinico neanche sulle nevi di Courmayeur, bacchetta i pubblici ufficiali (?) romani che abbandonano la Capitale la notte di Capodanno, promette riforme che già sarebbero da rispettare in un Paese normale, mentre l’anziano milanese traccheggia all’ombra di un ancora dinamico e competente Brunetta che di riforme se ne intende, comunque al pari di Sacconi. Sul lavoro, insieme, hanno tracciato  riforme poi incompiute.

Dunque, non ci rassegniamo alla fretta confusa di una politica ideologica che ora troneggia dicendo falsamente che da questa situazione se ne viene fuori e subito, che bastano poche riforme e per decreto legge. Cambiare strada è necessario e con quella ragionevolezza che ci consente di mettere in fila ordinatamente e chiaramente i provvedimenti con un esecutivo collegialmente competente, che mette in atto in Italia concrete politiche, una dopo l’altra, e in un ambito economico europeo flagellato da dinamiche internazionali, impegnato a contrastare e a smarcarsi dalle grandi e ingorde potenze mondiali. Dobbiamo  proporre soluzioni equilibrate in antitesi a strappi sociali ansiogeni, mettendo insieme sapienze autorevoli. La supponenza e l’arroganza incardinata sulla paura, sulla confusione, non funzionano. Non è così facile sottomettere un popolo che non ha nessuna intenzione di diventare suddito di una dirigenza pasticciona. Ognuno faccia la sua parte, con rigore e senza paura. 

Così sulla situazione dell’occupazione femminile, di cui mi onoro essere competente: non basta più suggerire di cambiare passo, con inascoltate e inapplicate soluzioni credibili che, a richiesta e a volte anche non, abbiamo fornito. L’occupazione delle donne rimane una delle priorità sia a livello europeo che italiano, dove il baratro insieme alla disoccupazione giovanile si è aperto inghiottendoci e cacciandoci nella vergogna delle graduatorie internazionali.

Abbiamo scritto e riscritto proposte concrete, puntuali persino con la copertura di spesa, sopraffatte da un maschilismo strisciante, sempre contrapposte con l’alibi che c’erano questioni più importanti da affrontare e delle quali comunque ce ne siamo sempre fatte carico. Così gli organismi di parità del Ministero del Lavoro non sono stati salvati dalla scure dell’azzeramento dei fondi senza discernimento tra chi, come il ruolo delle consigliere di parità (in verità non tutte!), può e deve essere esercitato per contrastare le discriminazioni tra uomo e donne nel mercato del lavoro (messe in ombra da altri tipi di discriminazioni di genere “più alla moda”)  e chi si limita a mettere in pista solo convegni.

Un ruolo importante a livello nazionale e internazionale è quello della Consigliera per portare avanti con onore e competenza il lavoro svolto sicuramente dalla fine del 2008 in conformità della normativa internazionale e comunitaria  sulle politiche attive e occupazionali, che non ci risparmia giustamente inquisizioni e sollecitazioni ad uniformarci, e di cui siamo disciplinatamente consapevoli e protagoniste impegnando le sole risorse umane volontaristiche, verificando, per chi volesse, il percorso svolto sul sito ministeriale www.consiglieranazionaleparita.lavoro.gov.it  e quello di altri organismi sempre cosiddetti “di parità” che non si mettono in discussione per scelte opportunistiche ma sempre e comunque finanziati e sopravvissuti. Al ministro Poletti, al sottosegretario Bellanova, al ministro Boschi, al ministro Madia e all’ultima arrivata On. Martelli, che avrebbe il compito a nome e per conto di Renzi di coordinare la materia delle Pari Opportunità, suggerisco  di affrontare – con l’aiuto che non verrà a mancare perché sono tutt’altro che rassegnata – la razionalizzazione in seno alla Presidenza del Consiglio della materia Pari Opportunità sia perché c’è la delega da esercitare ora e subito sulla legge 183/2014  nel lavoro privato cosiddetto JOBS ACT  che introduce novità importanti e concrete e in particolare per le mamme lavoratrici, le istruzioni per ottenere il contributo di 600 euro e dunque a chi spetta, a chi non spetta, le modalità di utilizzo, la domanda e tutto quello che bisogna sapere nelle circolare n. 169 del 16 dicembre 2014.; poi c’è Atto Camera: 2486. Disegno di legge: “Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90,  Madia per il lavoro pubblico e per la conciliazione.

C’è anche da mettere le ali a Garanzia Giovani con le proposte che abbiamo messo insieme sul tavolo ministeriale per le ragazze, c’è da conoscere e applicare il decreto del 22 dicembre che fissa  settori e le professioni caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna  per i quali spettano gli incentivi ex art.4 L.92/2102 per assunzione di donne per l’anno 2015; c’è da preparare il contributo per la Commissione Consultiva del TU 81/2008 per i criteri da applicare per la prevenzione salute e  sicurezza in dimensione di genere, nonché il progetto internazionale OIRA e le opportunità per le patologie particolarmente invalidanti e oncologiche; c’è da conoscere e applicare la normativa europea che coinvolge in prima persona la Consigliera Nazionale  non solo in ambito comunitario (Equinet, Commissione Ue, CSW, Un Women, con i contributi concreti forniti) per quanto riguarda la riforma dei congedi parentali, il differenziale salariale e retributivo, la prevenzione della violenza in ambito lavorativo, la riforma dell’istruzione e formazione per prevenire  e superare le discriminazioni  culturali tra le giovani generazioni. Solo per citare alcuni importanti impegni assunti e ve ne sono tanti tanti altri.

Dunque attendiamo un segnale di ravvedimento operoso rispetto al coordinamento promesso e non attuato dalla Presidenza del Consiglio e non solo. Ci siamo e ci saremo, comunque, perché non ci rassegniamo.



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