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@MatteoRenzi, lo stile comunicativo del condannato alla vittoria

Sono stato intervistato da L’Indro sullo stile comunicativo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. E’ stata un’occasione utile per riflettere sullo stile comunicativo del Premier.
Ecco cosa penso:

Matteo Renzi è un grande comunicatore.
Riesce ad arrivare in maniera efficace direttamente agli italiani, saltando spesso l’intermediazione dei media. Il rischio da evitare è di sopravvalutare i vantaggi, pur innegabili, di una buona comunicazione. Non basta bucare lo schermo. Ci vuole il prodotto, e oggi vediamo ancora pochi risultati concreti per il rilancio economico del Paese.

Di tempo per ottenerli ce n’è poco, ma non al punto da ritenere l’impresa impossibile. Renzi a volte ha prospettato scadenze eccessivamente ravvicinate per la soluzione di problemi decennali, ma l’opinione pubblica è sufficientemente saggia da concedergli qualche proroga.
Ci sono, anzi, ancora grandi aspettative, che contribuisce ad alimentare uno stile di comunicazione assertivo, che non lascia spazio a cedimenti su obiettivi e programmi, che riconosce l’importanza del confronto democratico, ma reclama perentoriamente sintesi conclusive, pretendendo giustamente che a trarle sia chi governa.

Il Premier a volte sembra dare per scontato che le cose siano state realizzate, mentre la realtà purtroppo è un po’ diversa. Ma qui la responsabilità non è solo sua o del Governo. L’Italia è un malato cronico che va curato con una terapia d’urto, ma ci sono strutture sociali, come i sindacati o alcune sigle minori delle associazioni datoriali, che non mostrano una consapevolezza adeguata della gravità e urgenza delle questioni, finendo col remare contro, in nome di una tutela corporativa dei propri iscritti, spesso nemmeno tutti ma soltanto una parte di loro.

E’ comunque evidente che, con Matteo Renzi, la politica italiana ha svoltato. Non solo nei contenuti, nella scelta degli alleati, nel decisionismo mai gradito alla sinistra storica ex Pci, ancora alle prese con dialettiche da centralismo democratico in cui la ricerca degli equilibri prevaleva sulla concretezza delle azioni.

Con l’attuale premier è cambiata anche la comunicazione. C’è un linguaggio metaverbale, fatto di fisicità, di giovinezza under 40 alle leve del potere, di strette di mano poderose e passo spedito, segno di energia nuova e di riscoperta della leadership personale, pur se aperta a un dialogo che parte dai valori del partito, ma è scevro di zavorre ideologiche.
Che dire? Renzi può farcela ma, alla lunga, la condizione è una e una sola: è condannato a vincere!


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