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Renzi a Courmayeur col volo di Stato e i protocolli di Palazzo Chigi da aggiornare

Questo articolo è stato pubblicato oggi da L’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi

Fra i tanti e odiosi privilegi che i cittadini contestano, quello dell’uso dei voli di Stato per ragioni private da parte dei politici è il penultimo nella scala dell’insopportabilità. Soltanto il ricorso alle auto blu a sirena, sempre più spesso, spenta (Lorsignori si sono fatti furbi, e forse un po’ se ne vergognano), riesce a far indignare la gente ancor più del passaggio in aereo.

Perciò, la polemica che il Movimento 5 Stelle ha aperto col presidente del Consiglio, accusandolo d’essere andato in vacanza a Courmayeur con un Falcon della flotta di Stato, non va presa come la solita sparata tipica di chi fa l’opposizione e deve sempre trovare il pelo nell’uovo. Neanche dopo le immediate e ragionevoli spiegazioni che Palazzo Chigi ha voluto dare: nessun favoritismo, è tutto previsto dai rigidi protocolli di sicurezza che non possono non essere adottati ovunque e comunque. E poi Matteo Renzi avrebbe pagato di tasca sua le spese personali e di famiglia, soggiorno compreso. Dormendo, tutti quanti, in una caserma, non certo in un albergo -passi l’involontaria battuta-, a cinque stelle.

Se le cose stanno così, non c’è scandalo. C’è, però, una molto importante  -importante per gli italiani che guardano e giudicano – questione di opportunità. Che vale per Renzi, per i ministri, per chiunque intenda guidare l’Italia da qui in futuro.

Per godere del meritato riposo, chi governa può spostarsi coi treni pubblici, con gli aerei di linea o con le automobili, come fanno tutti. Pur con la doverosa accortezza della scorta al seguito e di qualunque altra esigenza. Nessuno può essere tanto demagogo da chiedere al capo dell’esecutivo di farsi Roma-Courmayeur in autostop o in Cinquecento. Oppure viaggiando in piedi in terza classe (che, tra l’altro, è stata abolita da decenni). Nessuno può essere così ottuso da richiedere al presidente del Consiglio di rinunciare alle vacanze o alla famiglia, diritti imprescindibili per lui come per tutti.

Ma c’è uno stile che proprio un politico avveduto come Renzi, gran rottamatore della vecchia politica e dei suoi vizi, farebbe male a sottovalutare: ciò che risultava inaccettabile se fatto dai politici che s’infischiavano di salvare forme e conti, risulta incomprensibile anche se fatto da chi bada alla sostanza, evitando che sia il popolo italiano a saldare la vacanze sugli sci. Perfetto. Ma i cittadini vorrebbero sperare che i loro governanti vadano in vacanza certamente con sicurezza, ma anche con semplicità e con discrezione, come fanno sessanta milioni di italiani.

A costo di aggiornare i protocolli di Palazzo Chigi.

f.guiglia@tiscali.it  

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