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La Banca d’Italia e le Bcc. Il caso di Terra d’Otranto

Crisi economica, sofferenze che crescono, nuove regole imposte dalla Banca centrale, traversie in alcuni casi su governance. Non manca qualche grattacapo al sistema delle piccole banche di credito cooperativo.

Nell’ultimo bollettino di Banca d’Italia risultavano 9 le Bcc commissariate su un totale di 21 istituti in situazioni di crisi (compresi sei intermediari). Le ultime tre entrate nella lista sono la pisana Banca di Cascina, la cosentina Bcc Banca Brutia e la Bcc di Terra d’Otranto. Che cosa è successo nell’istituto salentino?

Il decreto di scioglimento degli organi amministrativi e di controllo della Bcc di Terra d’Otranto che porta la firma del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è stato siglato il 29 dicembre scorso, sulla scorta della dettagliata informativa redatta e inviata dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.

Sei pagine fitte di dati e rilievi gravi, soprattutto sul fronte reputazionale dell’istituto di credito, una grande realtà territoriale operativa con 6 sportelli in provincia di Lecce (capoluogo, Carmiano, Monteroni, Borgagne, Meledugno) e un attivo di circa 300milioni di euro, che hanno portato al commissariamento definitivo il 31 gennaio scorso.

Non solo. Già forte era stato lo scossone seguito agli 11 avvisi di garanzia a pioggia, su vertici e non del credito cooperativo. Come su noti esponenti della Sacra Corona Unita Salentina.

Da un lato le indagini dei carabinieri del Ros di Lecce coordinate dal pm Carmen Ruggiero, dall’altro quelle degli ispettori di Bankitalia, recenti e non, per alcuni versi secanti tra loro, hanno reso necessario l’azzeramento delle cariche al fine di scrivere una pagina nuova nella storia della Bcc. Il 6 agosto l’arrivo dei primi ispettori a Lecce.

A novembre, la necessità di andare oltre e procedere alla gestione separata per due mesi, fino ai primi giorni di gennaio al massimo. A traghettare l’istituto di credito verso il commissariamento, gli ispettori Mario Pace e Giuseppe Tammaccaro. Poi il colpo di scure finale.

Bankitalia rileva, nero su bianco, forti conflitti interni all’istituto diviso tra due schieramenti che fanno capo da un lato al territorio di Carmiano dove ha sede la filiale storica dell’istituto, comune di cui è sindaco Giancarlo Mazzotta, fratello dell’ex presidente Bcc, e dall’altro a quello di Melendugno sorretto dalla compagine della famiglia Potì, tanto che l’assemblea del 4 maggio scorso, che ha riconfermato la presidenza di Dino Mazzotta, si è svolta “in un contesto di profonde fratture nel consiglio”.

Ma non sono certo questo i rilievi più gravi evidenziati nelle varie ispezioni e negli ultimi due mesi di gestione provvisoria della Bcc. Si parla di aziende del territorio leccese e brindisino, prestanome, gestione poco chiara di grosse movimentazioni di denaro.

Per quanto attiene alle fratture interne e al clima che si respirava nel credito cooperativo come anche sulla valutazione di istruttorie in maniera creditizia, la Banca d’Italia evidenzia responsabilità dirette del presidente, parlando di “progressiva egemonizzazione del cda, interferenza dell’organo gestorio nell’operatività aziendale, condizionamento delle valutazioni istruttorie in materia creditizia,  apertura di conti a favore di clientela referenziata dal presidente, autorizzazione di sconfinamenti su indicazione del presidente”.

I periodi citati da Ignazio Visco vanno dal 2013 al 2014, partono dunque dal primo mandato di Dino Mazzotta, subentrato al dimissionario presidente Indennitate, e da piccole anomalie che si sarebbero dovute e potute sanare sul nascere. Così non è stato.

Le indagini dei carabinieri di Lecce e Campi hanno portato a uno sfaldamento del cda con dimissioni a catena, tra cui quelle del presidente, fino ad arrivare a un organico di soli quattro consiglieri, rimasti in carica fino alla fine, certi che la situazione si sarebbe sanata.

È estate quando i carabinieri bussano alla porta di 11 persone, destinatarie di altrettanti avvisi di garanzia. L’ipotesi di reato è grave: estorsione con metodo mafioso.

Nei guai finiscono Mazzotta, imprenditore del settore turistico-ricettivo, 38 anni, e il fratello Giancarlo Mazzotta, 44 anni, anch’egli imprenditore e sindaco di Carmiano. Imprenditore è anche Emanuele Sperti, 31 anni di Carmiano, genero di Rossana Fella (eletta il 4 maggio scorso quale componente del cda della Bcc, poi dimessasi per “motivi personali” all’inizio del mese).

Tra gli undici figura anche Saulle Politi, monteronese di 39 anni, imprenditore legato al settore dei giochi elettronici ma soprattutto delle scommesse, finito al centro dell’operazione “Poker2” della guardia di finanza di Lecce. Nella “Poker2” il 39enne figura, per i finanzieri, come amministratore del mercato delle scommesse illegali nel Salento.

Dall’imprenditoria ai quadri dirigenti e alle figure apicali all’interno della banca, come nel caso di Ennio Capozza, leccese di 49 anni, da molto tempo visurista della Bcc; Cosimo Salvatore Franco, 54 anni, direttore della filiale di Carmiano e in quanto tale molto conosciuto; Tommaso Congedo, 38 anni di Monteroni, direttore della filiale monteronese del credito cooperativo e Maria Grazia Taurino, 48enne di Carmiano, dipendente della filiale del suo paese e addetta ai fidi.

Nell’elenco stilato dagli inquirenti, figurano inoltre i nomi di Alessandro Caracciolo, monteronese di 51 anni, fratello di Antonella Caracciolo, moglie del boss della Scu Mario Tornese; Giovanni Mazzotta, 48 anni di Monteroni, cugino del sindaco di Carmiano, noto come “Gianni Conad”, secondo gli inquirenti vicino al clan Tornese cui tempo fa sono stati confiscati beni per centinaia di migliaia di euro; Luciano Gallo, 45 anni, di Carmiano.

A questo punto le attività di forze dell’ordine e ispettori di Bankitalia sembrano allinearsi su percorsi spesso tangenti.

Gli ispettori della gestione provvisoria, come i colleghi che li avevano preceduti, hanno riscontrato movimentazioni anomale di denaro per oltre 10milioni di euro nei primi nove mesi del 2014, relative a società “alcune delle quali coinvolte in indagini per reati di stampo mafioso” o a familiari di alcuni consiglieri dimissionari, citati con dovizia di particolari nel documento. Ombre anche sul progetto, poi sfumato, di realizzare una fondazione per la gestione di una casa di riposo con una spesa di 2 milioni di euro, che non ha mai avuto il nulla osta di chi di competenza.

Dalla nomina del vertice della Bcc di Terra d’Otranto inoltre “sono risultati alterati i precedenti equilibri gestionali della banca”.

Bankitalia va giù duro, evidenziando addirittura “gravi irregolarità in materia di antiriciclaggio e mancanza di controlli sul rispetto della normativa antiusura” oltre ad un aumento dei soggetti nella fascia di rischio, da 37 a 400 in poco tempo.

Fa tremare anche la segnalazione di movimenti sospetti relativi ad alcuni destinatari degli avvisi di garanzia, anche questi sotto la lente delle autorità, per riciclaggio.


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