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Quanto costa all’Italia il business degli ostaggi

Non c’è dubbio che ieri sera quando il Direttore de La7 ha annunciato il dissequestro delle due ragazze italiane cooperanti e ha affermato che gli italiani devono sapere la verità sulle modalità, in molti abbiamo pensato che il business degli ostaggi rende parecchio. Ed è un guadagno facile. Soprattutto se si ha a che fare con un Paese come l’Italia pronta a pagare quanto chiesto se come è vero, fonti di stampa sostengono.

Stando alla rendicontazione storica infatti dal 2004 ad oggi il nostro Paese pare abbia pagato complessivamente 61 milioni di euro per 14 ostaggi catturati dai terroristi operativi nelle zone a rischio del mondo. Zone che persino la Farnesina ha segnalato che è bene non recarcisi quando soprattutto siamo in guerra. E siamo in guerra dal 2001.

Qualche esempio, sempre la stampa ben informata, ce lo ha raccontato: per liberare il cooperante italo-svizzero Federico Motka, il nostro governo ha versato nelle casse degli jihadisti qualcosa come 6 milioni di euro, così come anche per il rilascio del giornalista Domenico Quirico (sequestrato in Siria nell’aprile 2013 e rilasciato l’8 settembre) sembra sia stato pagato un riscatto di oltre 4 milioni di dollari. Poi ricordiamo bene Giuliana Sgrena la giornalista del Manifesto, rapita nel febbraio del 2004 in Iraq e liberata un mese dopo grazie al sacrificio del funzionario del Sismi Nicola Calipari e a fronte del pagamento di 6 milioni di dollari. Poi fu la volta delle due Simone, Simona Pari e Simona Torretta che furono rilasciate nel settembre 2004 dopo aver fatto pagare un riscatto di 11 milioni di dollari. E poi Marco Vallisa (il tecnico italiano rapito in Libia) per il quale sembra sia stato pagato un riscatto di 4 milioni di dollari.

Allora ci chiediamo e legittimamente, se non possiamo non mettere in dubbio, nonostante gli applausi dell’aula, l’affermazione del Ministro Gentiloni e lo stesso Presidente Renzi ”che il Governo Italiano è contrario a pagare i riscatti”.

Noi possiamo solo essere contenti del ritorno delle due giovani italiane Vanessa e Greta sequestrate in Siria, ma non è facile credere che alle condizioni date, risponda al vero le dichiarazioni proclamate. Elargire milioni di danaro pubblico finanziando così la follia omicida di organizzazioni come Isis che usano il danaro per torturare e massacrare mettendo così a repentaglio la sicurezza mondiale, non è la strada giusta anche perché così facendo questo atteggiamento mette a repentaglio l’incolumità dei nostri connazionali all’estero poiché sono “merce preziosa”.

Sarebbe utile, per fare in modo di spezzare questo circolo perverso, applicare veramente le norme internazionali che proibiscono di pagare riscatti ai terroristi come stabilito dalla Risoluzione delle Nazioni Unite approvata dopo l’11 settembre 2001 e da un accordo sottoscritto dai Paesi del G8 . Noi sappiamo che se il sequestro avviene in Italia, la magistratura blocca i beni del sequestrato, quando accade all’estero finisce sempre col pagare un riscatto milionario con i soldi dell’erario.

Comunque resta il fatto che è corretto che gli italiani sappiano la verità perché il terrorismo si alimenta nel dubbio e il rispetto delle istituzioni è il primo presidio contro il male e abusare dell’intelligenza degli italiani, non è bene.

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