Skip to main content

Urge chiarezza sulle riforme

camaldoli

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Il superamento del bicameralismo paritario è conditio sine qua non di questa legislatura. Molto si è detto e scritto a proposito di questa riforma, attesa dai cittadini e, in parte, anche dai mercati. Ritengo, tuttavia, che tra le pieghe di questo provvedimento, ora all’esame della Camera dopo la prima deliberazione da parte del Senato, si nasconda una piccola-grande occasione d’oro. Il legislatore ha l’opportunità di stabilire finalmente nero su bianco un principio sacrosanto: le leggi, oltre che giuste, devono essere anche comprensibili. Più esse sono complicate e ambigue, più si scoraggiano gli imprenditori esteri a investire nel nostro Paese. Per questa ragione ho proposto un emendamento al ddl di Riforma costituzionale che inserisce nella nostra Costituzione (art. 72) il principio secondo cui i Regolamenti debbano stabilire procedimenti per verificare che ciascun disegno di legge risponda a criteri di chiarezza e proprietà della formulazione. La comprensibilità dell’enunciato normativo costituisce una condizione essenziale per imporre ai cittadini il rispetto delle leggi.

La mia proposta prevede inoltre che i Regolamenti disciplinino i poteri, l’organizzazione e il funzionamento di un organismo di controllo dei ddl e dei testi finali delle leggi, che devono poter essere lette e capite dai cittadini senza l’aiuto del vocabolario o del burocrate di turno. L’urgenza di adottare questa misura è sotto gli occhi di tutti. Il  Regolamento della Camera in vigore attualmente, se ha previsto meccanismi di controllo della qualità della legislazione, si è rilevato insufficiente. Con l’introduzione nella Costituzione della norma proposta sarà possibile realizzare un rafforzamento e un ruolo più forte e incisivo di un organismo interno di garanzia che comprenda la fase finale del testo, da attuarsi con i nuovi regolamenti.
Da tempo e da più parti si è sottolineata la necessità di una migliore qualità della legislazione, la cui disorganicità e nebulosità genera la proliferazione del contenzioso, con effetti sulla (in)efficienza della giustizia e, in generale, un significativo aggravio per cittadini e imprese. Norme di difficile lettura, comprensibili solo da pochi iniziati e spesso ambigue, sono inaccettabili per un paese moderno.

La qualità delle norme è condizione necessaria per facilitare produttività, investimenti e innovazione. D’altra parte, i richiami della Corte Costituzionale sono stati numerosi: per esempio, le sentenze 31 del 1983, dove si afferma che: «la chiarezza del dettato legislativo contribuisce alla certezza del diritto e riduce le occasioni di controversie…» (punto 2 del considerato in diritto) e n. 171 del 1987, laddove si chiarisce come la chiarezza del disposto normativo rappresenti, nel momento dell’applicazione, un «contributo essenziale alla certezza del diritto» (punto 2 del considerato in diritto).
Nonostante ciò, la tendenza degli ultimi anni si è orientata alla stesura di norme sempre meno chiare e sempre più dettagliate. E proprio questi dettagli, spesso eccessivi, hanno finito col facilitare il contenzioso, obbligando i cittadini a ricorrere a specialisti. Senza contare che ciò ha offerto potenziale terreno alla cultura della corruzione.

Paolo Vitelli è deputato di Scelta Civica


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter