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Vigili urbani tra assenteismo ed efficienza. Il caso Milano

L’assenza in massa dei vigili urbani a Roma nella notte di San Silvestro ha preoccupato l’opinione pubblica e buona parte delle organizzazioni sindacali. Tanto più dovrebbe allarmare lo sciopero nazionale di solidarietà con i colleghi capitolini annunciato per il 12 febbraio da un sindacato autonomo di categoria. Amministratori e sindacati si trovano ad affrontare in queste settimane difficili vertenze sia a Roma, dove è la situazione è incancrenita, che a Milano dove sembra profilarsi un’intesa sofferta da sottoporre a referendum. In realtà la natura fortemente centralizzata della contrattazione nel pubblico impiego è la prima criticità che mina l’efficienza e la governabilità dell’intero sistema. La legge di stabilità ha fatto un passo in avanti togliendo alcuni vincoli agli enti locali ma è l’impianto nel suo insieme che va riformato. La centralizzazione è stato in passato un elemento di forza suggellato da una cogestione tra la politica e gli apparati sindacali nazionali.

Oggi, nel generale appiattimento retributivo è diventata un fattore di enorme debolezza che ha relegato l’azione sindacale nella pura protesta senza garantire per altro l’efficienza della spesa pubblica. Per alcune categorie ha prodotto forti sperequazioni del potere d’acquisto ricostituendo alla rovescia le antiche “gabbie sindacali” a danno di chi lavora nelle aree del nord e in tutti i grandi centri urbani. Per invertire questa tendenza occorre rilanciare la contrattazione decentrata in tutto il pubblico impiego. Questo consentirebbe un vero scambio tra efficienza, responsabilità e professionalità da una parte e una politica retributiva più dinamica, ancorata ad una più efficace organizzazione del lavoro con parametri di valutazione concordati dall’altra. La seconda criticità del sistema pubblico è la debolezza e la deresponsabilizzazione dei dirigenti che devono essere messi in condizione di operare come i managers privati. La vicenda della Polizia Urbana può essere un punto di partenza perché l governo di questa realtà è incompatibile con la centralizzazione contrattuale e con l’appiattimento retributivo, che sono i cardini su cui ha retto finora il sistema pubblico. Questa categoria di lavoratori, sindacalmente organizzata anche da sindacati autonomi, ha una propria identità collettiva e un alto potere contrattuale, oltre a rappresentare il biglietto da visita dell’amministrazione nei rapporti con i cittadini-elettori. Il lavoro della Polizia Urbana ha una particolare specificità: richiede attitudine ad un rapporto positivo con le persone, un’adeguata professionalità e un’alta responsabilità. Nello stesso tempo non è privo di disagi e di rischi in materia di contrasto alla criminalità.

Proprio su questo versante i vigili di Milano hanno recentemente registrato successi lusinghieri. Per avviare a soluzione le numerose vertenze ancora aperte nei grandi Comuni occorre porre le premesse per una autonomia contrattuale della categoria. Gran parte dei conflitti nascono proprio dalle rigidità imposte a livello locale dalla normativa nazionale. L’intero sistema del salario accessorio e delle indennità non può essere sottoposto al rischio che emergano, dopo la sottoscrizione delle intese, profili di illegittimità destinati a ricadere sulle spalle dei lavoratori. Nello stesso tempo (ed è la terza criticità che riguarda il sindacato e i singoli lavoratori) si pone l’esigenza non negoziabile della garanzia dei servizi essenziali e della sicurezza dei cittadini in caso di sciopero. Occorre che si rafforzi nel corpo di polizia urbana un senso di responsabilità che in talune recenti circostanze è sembrato affievolirsi. Di per sé l’assenteismo” breve”, soprattutto quello a ridosso delle festività, potrebbe essere dovunque ricondotto a livelli fisiologici per via contrattuale introducendo sanzioni e incentivi automatici senza aumentare il costo del lavoro. L’assenteismo “collettivo”, il rifiuto degli straordinari o l’utilizzo di assemblee sindacali per ottenere lo stesso effetto di ciò che è vietato, non è accettabile proprio in virtù del riconoscimento ( non solo astratto) di un ruolo che impone l’assunzione consapevole delle responsabilità che ne derivano. Su queste basi si rafforzerebbe la capacità di contrattazione dei vigili ma prima ancora si consoliderebbero fiducia e rispetto reciproco con i cittadini, che in fondo sono i veri datori di lavoro.



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