“È l’economia la vera risposta al terrorismo”. Perché l’economia è la chiave di volta per dare un futuro ai giovani che cedono alle sirene dell’estremismo islamico. Ma anche a tutti i loro coetanei che, semplicemente, scelgono di lasciare l’Algeria per tentare la fortuna a Nord del Mediterraneo. Senza credere, o talvolta nemmeno sapere, che il loro paese ha, invece, un enorme potenziale inespresso.
Così descrive a Formiche.net la situazione dell’Algeria e della sua fetta di popolazione più giovane, Ilaria Guidantoni, giornalista e autrice di “Marsiglia-Algeri, viaggio al chiaro di luna”. Un libro ricco di interviste e informazioni preziose, scritto per Albeggi Edizioni, che già aveva dato alle stampe un altro suo libro, intitolato “Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia”.
VI RACCONTO L’ALGERIA
“L’Algeria, purtroppo, è un paese giovane, ma non per giovani”, spiega Guidantoni, ed è ancora troppo “chiuso agli investimenti esteri”. Finora, inoltre, Algeri ha scelto di puntare “solo su alcune, per quanto importanti, risorse economiche, come il gas e il petrolio”, e sull’industria statale. Senza mai valorizzare adeguatamente la “produttività locale”, né tantomeno le microrealtà di artigianato, che pure rappresentano un’indiscussa eccellenza, come le “piccole cooperative di donne che racconto nel mio libro”.
L’ESEMPIO DEI DATTERI
Il risultato è che l’economia algerina è “troppo ingessata e pesante” e il pil nazionale dipende esclusivamente dall’andamento del petrolio. Tanto che l’Algeria oggi “importa qualsiasi tipo di prodotto, persino il pane”. E il prestigioso dattero algerino Deglet Nour ha perso mercato a favore dei datteri della Tunisia. Ma così facendo, prosegue Guidantoni, non ci si accorge che “la ricchezza finisce tutta all’estero e non è più fruibile al suo interno”. Con l’effetto che “i poveri sono sempre più poveri e vivono di stenti, mentre i ricchi volano per il weekend a Tunisi o ad Hammamet per divertirsi e spendere, ancora una volta, foraggiando l’economia altrui”.
L’EREDITÀ FRANCESE
A ciò si somma l’annosa “esigenza di un’operazione di pulizia contro la corruzione, che nel paese è ancora molto forte; così pure come quella di uno snellimento burocratico che è quanto mai urgente”. Perché la Francia, al netto di tutte le problematiche legate al periodo del colonialismo, ha pur lasciato in eredità all’Algeria “una macchina amministrativa piuttosto efficiente, almeno in linea teorica; oltre che un buon sistema dell’istruzione scolastico el’eredità linguistica che ha aperto il paese al mondo”.
UN’OPPORTUNITÀ PER L’ITALIA
Discorso a parte merita il turismo, che è ancora un settore poco sfruttato, ma che ha potenziale. E l’Italia, in questo senso, assicura Guidantoni, potrebbe dare tantissimo, in termini di esperienza e know how, all’Algeria, che, peraltro, “ama molto l’Italia”. Anche se gli algerini si lamentano del fatto che gli italiani cercano solo “scambi commerciali del tipo mordi-e-fuggi”. È vero, fa notare l’autrice, fino ad ora le leggi sulla partecipazione nelle aziende algerine “erano molto castranti, ma qualcosa sta cambiando. Anche se c’è bisogno di un ulteriore sforzo reciproco. Dopotutto siamo il loro secondo partner commerciale”.
TERRORISMO ISLAMICO
Secondo Guidantoni, infine, quello del terrorismo di matrice fondamentalista islamica è un problema più “interno all’Islam che non all’Algeria. E il colonialismo ad esso può aver “dato pretesti in modo indiretto, ma non è la vera causa”. Peraltro il presidente Bouteflika “tende dal lato della laicità” ed è innegabile che “l’Algeria stessa è rimasta scioccata dall’estremismo, che pure è molto avversato e non tutti gli algerini musulmani sono conservatori né tantomeno fondamentalisti. Ci sono personalità, anche tra le donne, che sono molto critiche verso il mondo islamico mediorientale”.
IL SOGNO ALGERINO
“L’importante”, insomma, come spiega il poeta e jazzista algerino emigrato a Parigi Aziz Chouaki in un’intervista all’interno del libro, “è non arrendersi perché è così che diventi islamista, quando ti stufi. Di sognare, di amare, di vivere”. E aggiunge: “Il vero messaggio è questo: non bisogna distruggere il sogno dei giovani, altrimenti divengono folli e possono esplodere in volo”. In questo senso l’istruzione e il lavoro rivestono un ruolo fondamentale. E il libro di Guidantoni è un racconto continuo di storie di chi quel sogno è riuscito a realizzarlo. Ed è riuscito a portare a termine quel volo, senza sfracellarsi al suolo.