Tsipras ha portato a casa la vittoria grazie a una campagna assai aggressiva in cui rifiuta i precedenti accordi e pretende: 1) un serio sgravio sul debito, 2) una svolta di politica fiscale (fine dell’austerity) con emancipazione dalla Troika e 3) una Grecia che nonostante ciò resta nell’€. Da esterno, mi pare che abbia promesso un po’ troppo al suo elettorato.
Il programma di assistenza EU alla Grecia è stato prorogato fino a febbraio, e se questo non viene rinnovato o prorogato, per le banche greche si chiude la porta dell’ECB e si devono rivolgere alla Banca Centrale Greca per le loro necessità di rifinanziamento, tramite la ELA (Emergency Liquidity Assistance). Ma il controllo della ELA è saldamente in mano all’ECB che lo può sospendere qualora “valuti che le operazioni interferiscono con gli obiettivi e i compiti dell’Eurosistema”. Già mi immagino la corsa agli sportelli che ne deriverebbe.
Oltre a ciò la Grecia nei prossimi mesi ha scadenze da ripagare per oltre 3 miliardi di €, impossibili da onorare senza l’assistenza EU.
Ovviamente, al debitore è sempre aperta la strada del default. Considerando che il debito greco è per la stragrande maggioranza in mano a un gruppo ristretto di creditori (Paesi EU, ECB e IMF) sulla carta la minaccia sarebbe anche efficace.
Peccato che la reazione dell’EU a una ristrutturazione unilaterale del debito sarebbe con ogni probabilità l’espulsione dall’€.
Tra le richieste di Tsipras, quella di uno sgravio dal debito è la più accettabile. Si potrebbe iniziare allungando ulteriormente le scadenze (già lontanissime) e abbassando i tassi. E comunque a prescindere dalla retorica EU, è evidente che d un certo punto la Grecia avrà bisogno di un po’ di “debt relief” per uscire dalla sua situazione.
Diverso è ripudiare la responsabilità fiscale e volere fuori dai piedi la Toika. La Germania non può accettare minimamente un discorso del genere, pena la caduta di uno degli architravi su cui poggia (a torto o ragione) l’EU. Se i greci vengono svincolati chi glielo racconta ai portoghesi, spagnoli e agli stessi Italiani che loro invece devono continuare a seguire la disciplina fiscale? Per non parlare dell’impatto devastante sugli umori dell’elettorato dei Paesi core.
Ne consegue che a mio modo di vedere a Tsipras si presentano 2 strade. Abbassare il tiro progressivamente, fino a chiudere un accordo che preveda un po’ di debt relief, un po’ di sgravi fiscali e la permanenza della Troika nel Paese, da presentare al suo elettorato come il miglior accordo possibile per restare nell’€.
Oppure lanciarsi nel muro contro muro per vedere le carte in mano a Merkel e C., rischiando un’uscita disordinata dall’€, dopo 6 mesi terribili.
Tanto più che, con il QE ormai erogato, l’Europa si è fortificata e non è più ricattabile su quel punto (anzi, qualcuno dirà che i tedeschi lo hanno permesso anche per poter usare la mano dura con Atene).