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Le tappe dell’Italia dopo Mattarella al Quirinale

Mattarella e Renzi sono due soggetti politici assolutamente diversi tra loro. E non solo per la differenza di età e per l’evidente tratto personale opposto. Il neo Presidente Quirinalizio è uomo e soggetto attivissimo e sottotraccia della Prima Repubblica; e il conquistatore di palazzo Chigi è espressione della Seconda Repubblica perché nella Terza non ci siamo e perché a protagonismo esondante non ha rivali.

E però e però tra un giovane Renzi scaltro e cinico e un pacato e riflessivo giudice Mattarella che ha conquistato decisamente la poltrona più alta della Repubblica (destinata da Renzi a Padoan per prendersi e dare a un suo protetto il Tesoro, ma per ricompattare il pd e la sinistra arrivata al canuto ed autorevole amico del D’Alema e del Bersani) la questione italiana e politica più delicata comincia ora. Il Pd infatti pervaso da veleni e frecce versus Renzi punta a consolidare la lapidazione del Nazareno che però e però rappresenta per il giovane toscano un bacino di voti moderati che deve riconquistare dopo lo sgambetto berlusconiano chiamato pomposamente tradimento.

Ma noi che siamo lucide e ragionevoli, siamo sicure che avendo la necessità di procedere con le riforme costituzionali, abbiamo bisogno di una svolta. E sarà probabilmente il Renzi scalpitante a procurare una crisi di governo, e così il Presidente della Repubblica dovrà a sciogliere le Camere. Ma a Renzi ora per andare alle elezioni interessano i voti e dunque conterà la convenienza a sinistra, o recupererà la destra moderata, e questo lo può fare solo avendo un po’ di tempo davanti per tirare l’elastico.

Noi ovviamente nel fare gli auguri più sinceri al presidente Mattarella auspichiamo che operi con quella trasparenza che gli italiani desiderano e che può ridare fiducia a questa nebbia di rapporti politici ambigui e offensivi per ogni elettore ed elettrice. Non si può chiamare buona politica i conciliaboli, gli accordi segreti, i sondaggi e le consultazioni on line: noi crediamo nell’elezione diretta del Presidente della Repubblica e dunque in un sistema di tipo presidenziale o semi presidenziale.

Ragionando poi in prospettiva noi siamo per il sistema tedesco con un cancelliere forte, un parlamento rappresentativo perché selezionato con metodo proporzionale garante della parità di genere (salvo l’uso dello sbarramento come strumento per evitare la frammentazione) e un presidente della Repubblica di pura rappresentanza e garanzia. Quello che non si può fare, però, è rimanere a metà del guado, con la Costituzione formale e la prassi istituzionale che recitano una cosa e la cosiddetta Costituzione materiale che prevede l’esatto contrario.

In tutti i casi da oggi noi italiane e italiani dobbiamo respingere la spinta antiriformatrice in agguato sulla nostra ed europea economia. Non sperperiamo i risparmi del calo dei tassi, dell’energia, della svalutazione dell’euro sul tavolo di una contrattazione che deve restare aziendale e di una spesa pubblica che non sia vero investimento.

Le risorse devono finanziare la riforma meritocratica della Pubblica Amministrazione, compreso il licenziamento dei fannulloni, la sostituzione della cassa integrazione con il sussidio di disoccupazione e il ritorno al lavoro per completare la riforma del lavoro, un ulteriore calo delle tasse su imprese e lavoratori e lavoratrici autonome.

Noi comunque al rimorchio non ci vogliamo stare.

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