A volte succede. Almeno di là dall’Atlantico. Cosa? Che un amministratore delegato il quale non sia riuscito a risanare un’azienda dopo due anni di calo delle vendite si dimetta. È successo a Don Thompson, 51 anni ceo di Mc Donald’s, che dal primo marzo non guiderà più la multinazionale degli hamburger.
E cederà la staffetta a Steve Easterbrook, responsabile del marchio della catena di fast food. La notizia ha fatto brindare gli investitori che subito hanno iniziato a comprare azioni (ma non panini) McDonald’s.
LE CAUSE DI UNA SCONFITTA
Don Thompson, che in McDonald’s ha passato metà della sua vita, che ha una laurea in ingegneria elettrica, un master in scienze, moglie e due figli in quel di Chicago e come recita la biografia “ha una passione per generare profitto servendo cibo e bibite dal gran gusto”, ha presentato le sue dimissioni a fine gennaio, dopo una trimestrale, l’ennesima, pessima: ricavi giù del 7% e utili in crollo del 21%, da 1,1 a 1,4 miliardi di dollari. “Negli ultimi due anni – ricorda Il Foglio – le azioni della compagnia non hanno registrato guadagni; nello stesso periodo il listino in cui McDonald’s è quotata è salito complessivamente del 36%. In una parola, meno gente in tutto il mondo mangia da McDonald’s, e Thompson non è riuscito a ribaltare questo trend”.
CONCORRENZA E NUOVI GUSTI
McDonald’s insomma non va più di moda. O meglio, non riesce a contrastare una concorrenza che si è fatta sempre più agguerrita e spietata. Lo dimostra l’emergere, per fare un esempio, della catena Chipotle, che ha puntato tutto su prodotti biologici e a chilometro zero, contro il junk food. E che negli ultimi due anni, mentre Mc crollava, guadagnava sempre più in termini di vendite. Merito dei Millenial, ovvero i nati tra il 1980 e il 2000 che del junk food non vogliono proprio saperne e che hanno uno stile di vita e consumo molto più improntato alla sostenibilità rispetto ai loro opulenti predecessori.
A EASTERBROOK LO SCETTRO
Don Thompson non è riuscito a offrire a questi clienti emergenti quello che desiderano, nonostante la sua vasta esperienza all’interno della compagnia. Perché dovrebbe riuscirci Easterbrook? Il quarantasettenne ha fatto il suo ingresso nella multinazionale nel 1993 e come recita la biografia ufficiale si occupava di reporting finanziario a Londra. “Nel 2001, fu nominato vice president per il Sud del Regno Unito e nel 2005 promosso vice Managing Director del Paese per poi diventare ceo un anno dopo. In questo ruolo era responsabile delle operazioni di 1200 ristoranti”.
UNA CARRIERA FULMINANTE
La carriera è stata fulminante e anno dopo anno, promozione dopo promozione Easterbrook nel 2010 è arrivato a essere presidente per l’Europa, 7mila ristoranti in 39 Paesi. Ma, a differenza del suo predecessore, che ha trascorso l’intera carriera in McDonald’s, nel 2011 e per due anni, il nostro si è preso una pausa. “Nel 2011 Steve ha lasciato la società ed è diventato ceo di PizzaExpress e poi di Wagamama Limited – entrambe catene di ristoranti basare in Regno Unito. È tornato in McDonald’s a giugno 2013 ed è basato a Oak Brook, Illinois”. Forse proprio questa breve parentesi fuori dalla casa madre sarà decisiva per la strutturazione di una strategia risolutiva e vincente.