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Quando la comunicazione uccide

delitti

E’ repellente ciò che sta accadendo nel nostro Paese, che non è poi molto diverso da quello che succede nel resto del mondo. I leader politici usano cinicamente i mezzi di comunicazione, strumenti  dominanti con capacità di utilizzo di nuove tecnologie, consenzienti al servizio del potere, modificando così il ruolo dei media tradizionali. Pianti e urla, cadaveri straziati, selvagge invettive, masse sanguinarie scatenate in tv e sui blog, ostaggi  esibiti, titoli sui giornali, filmati, slide e apparati politici esibiti. Così si fa la guerra oggi. Crudele e demoniaca in Oriente, viscida e  bugiarda in Occidente, compresa l’Italia.

E qui mi si perdoni un accenno alla questione femminile: Isis massacra giovani donne, le schiavizza, le terrorizza con linee guida deliranti di come devono essere. In Occidente c’è una deriva attenzionata all’entrata nei board e disattenta alla concreta politica per l’occupazione femminile, solo proiettata all’offerta dei servizi familiari, che sta riportando indietro anni luce gli impegni assunti per Europa 2020, celebrando la sconfitta di Pechino nella prossima riunione a New York della 59a sessione sulla condizione femminile, che altro non potrà fare che ratificare la sconfitta sul piano dell’aumento della violenza sulle donne.

In Italia le donne hanno continuato a correre un’inutile corsa e a delegittimare coloro che sono riusciti comunque a esserci e a fare. Bene o male, ma non meglio e peggio degli uomini. Questa brutta abitudine maschile e femminile di lanciare invettive contro la classe dirigente e sui social network ha massacrato la convivenza collettiva. Come Consigliera nazionale di parità ho dovuto spesso contrastare la ferocia della delegittimazione, piccole furbizie,  casalinghe incaute e ignoranti alterigie provinciali, accuse infami di ipotetici privilegi con accanimento distruttivo anche personalizzato e presunti peccati  politici  demenziale.

Dunque se vogliamo, come dice Giuseppe De Rita, non dare spazio alle anime belle e inadatte al mestiere della buona politica, del governo e della cosa pubblica – che mi auguro torni a vivere in Italia – dobbiamo cominciare a coltivare la fiducia necessaria per crescere insieme, evitando la ferocia viperina di tutti contro tutti e tutte contro tutte. Intanto, per prima cosa, cerchiamo di riconoscere le competenze di chi le possiede e anche la capacità di analisi e proposta, lasciando il posto a pensieri, valutazioni e proposte  razionali che servono a capire quello che sta accadendo, e soprattutto a quello che accadrà.

L’attuale situazione quirinalizia e politica non ha generato né sconfitti né vincitori. Passata la sbornia dell’acclamazione del Colle in cui Renzi ha accettato, per la confusione di altri, la vittoria di Mattarella, ora per le riforme e per se stesso non gli serve più di tanto rastrellare i voti dei penta stellati, dei scelti civitiani, dei vendoliani in una insalata russa indigesta.

Il giovane toscano usando la tv, come ha imparato benissimo dal Berlusconi sornione, apparendo con frequenze quotidiane su tutti i canali, i giornali, nonché blog e social network, sta riannodando, senza scoprirsi più di tanto, la rete con i berlusconiani fedeli al canuto leader.Gli altri dissidenti forzisti non hanno ancora capito nella loro indefessa faida interna, che al Cavaliere non interessa più l’orizzonte politico e bada solo all’interesse delle sue aziende. Dunque, il Patto del Nazareno c’è e resisterà  fino a che si salverà Mediaset. Per ora al giovane toscano interessa far passare l’Italicum, la Riforma al Senato e subito dopo far allora cadere il governo. Vincere da solo le elezioni inghiottendo tutti i dispersi nel “suo Pd”. Intanto la crisi del centrodestra (morto) ha aperto una voragine nel voto dei moderati, cioè quelli che sono e saranno sempre contro un governo di sinistre settarie e conservatrici, maccaronate.

In buona sostanza ora il sistema è veramente massacrato e nessuno ha gli strumenti di analisi e  proposte per evitare un monopartito (Dc/Pd, la sola idea fa venire l’ansia repulsiva) poiché le aree  politiche  estremiste,  vendoliana e salviniana, resistono pervicacemente. I moderati liberali e riformatori non saranno asserviti all’imperatore e non lasceranno vuota, occupandola, la scena politica con una strategia di proposta e programma di ripresa economica, anche internazionale che illumini questo buio in cui ci siamo cacciati.

Le idee e la forza ci sono. Basta coltivarle e contrastare la depressione, la sottomissione, e non lasciarsi tracimare nella cultura collettiva di delegittimazione, per poi ricadere nella soluzione peggiore della riduzione del danno mettendosi a rimorchio  del leader spregiudicato.

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