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Ucraina, e se Mogherini si dimettesse in nome dell’Europa?

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Il ruolo preminente in Europa della cancelliera Angela Merkel non deve stupire troppo. Berlino è pur sempre la capitale del principale Stato dell’Unione europea e in questi anni di crisi economica e finanziaria ha influenzato – non sempre positivamente, anzi – il corso delle politiche economiche a Bruxelles e di quelle monetarie a Francoforte.

Ma proprio perché ciò non deve sbalordire eccessivamente, non ci si può non chiedere quale ruolo può e deve ritagliarsi l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, un nome tanto altisonante nella forma quanto povero nella sua reale incisività.

Non si vuole commentare o indugiare sul profilo dell’ex ministro Federica Mogherini e su come sta perseguendo le sue funzioni da titolare della Pesc. Come ha sottolineato il direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi, è il ruolo stesso dell’Alto Rappresentante che è più che altro formale “non esistendo una politica estera comune (e nemmeno militare), a livello europeo, un responsabile comunitario concretamente responsabile su questa materia che non esiste, non ci può essere. Per definizione, come direbbero i matematici che, al contrario dei politici, sono sempre obbligati a far tornare i conti“.

Proprio per questo, e per agevolare l’intera Europa e porre rimedio a questo stato dell’arte tra il flemmatico, l’asfittico e l’imbelle, un gesto dirompente potrebbe essere valutato per raggiungere un obiettivo comune: le dimissioni della Mogherini potrebbero essere un atto chiaro per trasformare una consapevolezza latente in un atto prodromico di un diverso e più incisivo ruolo dell’Unione, anche e soprattutto nella vicenda ucraina.

Da qui si potrebbe ripartire per dare finalmente all’Alto rappresentante una dignità politica, oltre che un ruolo che superi il coordinamento di posizioni già assunte o, peggio, la mera firma di comunicati stampa. Allo stesso tempo la Germania, a colloquio con Poroshenko e Obama, ha dimostrato di essere pronta a lasciarsi alle spalle le ombre e la riluttanza del recente passato a giocare da protagonista.

Quel che accade a Kiev può essere un momento di rottura e svolta degli schemi odierni, oltre che il primo passo nella definizione di una embrionale diplomazia europea. A Bruxelles il compito, non semplice, di intercettare questa storica possibilità di cambiamento. Anche con un atto tosto ma costruttivo.


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