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Ecco i colpi subiti dall’industria manifatturiera. Report Nomisma

E’ interamente dedicata alla manifattura – il settore maggiormente colpito dalla crisi – l’analisi di scenario curata dal capo economista di Nomisma, Sergio De Nardis, per conto del think tank bolognese.

LE FASI

Le due fasi di recessione, che dal 2007 si sono abbattute sull’economia italiana, hanno causato perdite di capacità nel comparto manifatturiero tanto in termini di estensione – portando a un forte ridimensionamento del numero di produttori – quanto in quelli di intensità produttiva, cioè di produzione potenziale per impresa.

I NUMERI

È una flessione su due fronti (numero e intensità) la vera peculiarità del comparto manifatturiero italiano. Tra il 2007 e il 2014 si stima una contrazione del 18% per la produzione potenziale manifatturiera italiana. Un’analoga situazione ha riguardato diversi Paesi: Spagna (-24%), Grecia ( – 20%), Portogallo (6.5%), Francia (-11%).  Al contrario, alcuni paesi del Nord Europa – come Belgio, Austria e Olanda – hanno visto crescere il proprio potenziale manifatturiero: per la Germania si stima una crescita, nel corso della crisi, che si aggira intorno all’8%.

I CONFRONTI

Come sopra anticipato, a scendere è anche il numero dei produttori: tra il 2002 e il 2007 le imprese manifatturiere hanno visto una riduzione di 7700 unità l’anno (-1,4%); mentre tra il 2008 e il 2012 di 10.600 (2,4%).  A essere maggiormente colpita dalla riduzione del numero di produttori è stata, principalmente, la classe delle micro-imprese (sotto i 9 addetti), con una media all’anno di -7.200 unità.

GLI EFFETTI DELLA RECESSIONE

La recessione ha riguardato anche il numero degli esportatori manifatturieri che – tra il 2008 e il 2012 – hanno assistito a una diminuzione di circa 4000 unità, con un picco nel 2009, ovvero nel corso della prima recessione provocata dal collasso del commercio internazionale. Nonostante il rilancio della domanda mondiale le imprese esportatrici hanno subito un secondo ridimensionamento (- 1.400 unità tra il 2010 e il 2012). Se è vero che il numero degli esportatori tra il 2008 e il 2012 si è consistentemente ridimensionato, è d’obbligo ricordare che le vendite all’estero della manifattura italiana sono cresciute del +2,3% : “si tratta di una conferma della caratteristica estremamente intensiva, e non estensiva, dello sforzo di esportazione esercitato dall’Italia negli ultimi anni, evidenza osservabile anche sul lato dei prodotti e delle destinazioni estere servite”, ha ricordato De Nardis.

Testo integrale pubblicato su:

http://www.nomisma.it/index.php/it/newsletter/scenario/item/765-11-febbraio-2015-potenziale-manifatturiero



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