Oggi iniziano le audizioni in Parlamento sul decreto del governo che impone la trasformazione in spa delle dieci maggiori banche popolari (qui il resoconto dell’audizione della Consob). Ma sullo sfondo dai vertici di alcuni dei principali istituti del settore non giungono più come negli scorsi giorni toni tosti contro il provvedimento dell’esecutivo. E questo mentre oggi un secondo filone di una inchiesta giudiziaria su Ubi Banca – uno degli istituti interessato dal decreto legge – sta squassando i vertici e pure Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo (qui tutti i dettagli del coinvolgimento del banchiere bresciano) che peraltro a sorpresa, ma non troppo (qui un pezzo di ricostruzione di Formiche.net), aveva elogiato il provvedimento del premier Matteo Renzi sulle Popolari.
LE OPERAZIONI DI SISTEMA
D’altronde – fa notare un addetto ai lavori milanese – molti banchieri del comparto guardano già alle operazioni di consolidamento (come ha ammesso ieri Giuseppe Castagna, consigliere delegato della Popolare di Milano). Inoltre le critiche serrate stanno lasciando spazio a rilievi più morbidi anche perché le banche medie e piccole, comprese le Popolari sono altamente interessate al progetto in cantiere del governo sulla cosiddetta bank bank di sistema in cui – con una sorta di garanzia pubblica allo studio dei tecnici ministeriali e della Banca d’Italia – far confluire una parte dei crediti in sofferenza. Un’operazione che allevierebbe da un lato i bilanci bancari e dall’altro potrebbe essere un sollievo anche per le aziende debitrici.
LE PRIME AVVISAGLIE IN PARLAMENTO
Ieri la Camera ha bocciato le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Sel, Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle al decreto legge sulle Popolari. L’iter parlamentare è dunque cominciato e proseguirà nella commissione Finanze della Camera.
LE PAROLE DEL RELATORE
Il relatore del provvedimento, il pd Marco Causi, ha detto: la riforma delle banche popolari “è importante e attesa ed è offensiva, non difensiva, perché consentirà di rafforzare il sistema”.
LE IPOTESI E I POUR PARLER CON IL GOVERNO
Causi ha spiegato di aver chiesto al governo, durante la sua relazione in Commissione Finanze, di valutare la possibilità di inserire “dei limiti all’esercizio di voto”, così come già esistono “al 5% o al 3%”, questo “si può vedere”, ha aggiunto. L’obiettivo sarebbe quello di “mantenere la caratteristica public, cioè la proprietà diffusa”