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ICT: in Italia investimenti al 4,8% del Pil

Nonostante l’Agenda digitale siamo ancora lontani dai livelli Ue: investire nell’ICT consentirebbe la creazione di 700 mila nuovi posti di lavoro.

 

In Italia gli investimenti nell’ICT rappresentano il 4,8% del Pil, le altre realtà nazionali europee investono molto di più nell’innovazione digitale e nelle infrastrutture per le telecomunicazioni. Ad oggi l’accesso alla banda larga ed alla connessione Internet non è uniforme su tutto il territorio nazionale e la velocità di navigazione proposta dagli operatori di telefonia non sempre corrisponde alla velocità effettiva della nostra rete domestica. Chi vuole selezionare i prodotti di telefonia più vantaggiosi ed adeguati alle personali esigenze può informarsi su Fastweb e i suoi prodotti, su Tiscali, Telecom Italia e le altre compagnie di settore.

 

L’Agenda digitale europea

 

Il digital divide rispetto all’Europa penalizza molto l’Italia e puntare sulle infrastrutture per la comunicazione e le innovazioni del settore ICT rappresenta uno strumento essenziale per l’economia nazionale. Ad oggi l’Italia è molto indietro rispetto agli obiettivi previsti dall’Agenda digitale europea, attualmente sono stati adottati solo 18 dei 53 provvedimenti attuativi previsti. L’Agenda digitale fa parte della Strategia Europa 2020 per la crescita dell’economia dell’eurozona.

 

Gli investimenti nell’ICT

 

Ad oggi soltanto il 4,8% del Prodotto interno lordo italiano è connesso al settore dell’ICT. Nel resto d’Europa si investe molto di più nel settore: la Germania impiega il 6,9% del Pil, la Francia il 7% e la Gran Bretagna il 9,6%. Complessivamente il divario ammonta a 25 miliardi di euro l’anno.

Investendo nel settore delle telecomunicazioni il governo ha varato la “Strategia italiana per la banda ultralarga” che punta a raggiungere nei prossimi 6 anni gli obiettivi infrastrutturali definiti con l’Agenda Digitale Europea.

Entro il 2020 l’85% della popolazione dovrebbe avere accesso ad una connettività ad almeno 100 mbps e il restante 15% a 30 mbps. Attualmente in Italia solo il 20% della popolazione ha accesso ai 30 mbps, siamo dunque circa 40 punti percentuali sotto la media europea.

Il governo investirà 6 miliardi di euro dalle risorse pubbliche a cui però vorrà aggiungere altri 2 miliardi stimati grazie all’intervento dei privati. Il fine è arrivare alla realizzazione di impianti in fibra ottica in particolar modo nelle aree in cui si concentra il business e gli investimenti privati.

 

L’occupazione

 

Tuttavia puntare sull’innovazione digitale e raggiungere la media dell’UE del 6,6% del Pil connesso ai settori delle nuove tecnologie comporterebbe benefici non solo sul fronte dei servizi ma anche dal punto di vista occupazionale creando 700 mila nuovi posti di lavoro, cifra stimata da Confidustria per soddisfare la richiesta del mercato, dove sarebbero necessari all’incirca 150 mila professionisti dell’ICT.

Confindustria confida nell’ipotesi che il 2015 possa finalmente essere l’anno che segnerà la fine del digital divide per l’Italia che, stando ad uno studio dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano influisce molto negativamente sull’economia del Paese. La riduzione degli investimenti nell’ICT, tra il 1994 e il 2012 ha comportato il calo del Pil italiano del 15% rispetto a Francia e Germania, il 25% rispetto al Regno Unito e del 30% nei confronti degli Stati Uniti.

 

 


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