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Sanremo: i segreti del successo del Festival di Conti, nazional-popolare e apolitico

Gli italiani sono un popolo di nostalgici e conservatori. Ecco perché il Festival di Sanremo di Carlo Conti sta sorprendendo tutti per gli altissimi ascolti registrati, soprattutto dopo che Fabio Fazio aveva fatto qualcosa di molto simile ad un flop l’anno precedente.

La conduzione di Conti è lineare. Lo spettacolo offerto è molto vicino al varietà del sabato sera, format a cui il pubblico televisivo di casa nostra è affezionato. Lo stile di conduzione somiglia molto a quello di Pippo Baudo, uno che la televisione nazional-popolare, se non l’ha inventata, ha contribuito in maniera decisiva a farla affermare.

Il 49,5% di share nella serata in cui i big in gara si sono cimentati nelle cover di brani vecchi, che hanno fatto in qualche modo la storia del Festival, conferma quanto appena detto.

L’edizione di quest’anno è meno sfarzosa di quelle degli anni precedenti. Gli ospiti, a parte Charlize Theron, non sono affermate star internazionali, ma band emergenti, comici non di primo ordine, musicisti che hanno dato il massimo fino ad una ventina di anni fa ed ora si riuniscono sul palco dell’Ariston. Un Festival che senza grossi clamori ha saputo offrire al pubblico italiano ciò che esso chiede, anche coerentemente con un periodo storico particolare, in cui la popolazione non gradirebbe particolari virtuosismi.

Anche le due vallette, improponibili per quello che viene considerato a ragione l’evento televisivo dell’anno, con le loro gaffe e con il loro essere fuori luogo finiscono per piacere al grande pubblico, quello cioè che si siede davanti alla tv per puro svago.

Anche la comicità ha rasentato il basso profilo intellettuale, in linea con il Sanremo 2015, basti pensare aIle esibizioni di Luca e Paolo. Deludente l’interpretazione sul matrimonio gay: una distruzione dell’istituzione matrimonio. Più comico di tutti è stato Massimo Ferrero il Super Presidente della Samp. Ha completamente preso il sopravvento su Carlo Conti e gli ha fatto la spalla, tenendo il gioco come un professionista consumato, abituato a calcare la scena. Del resto il Ferrero nostrano la scena la calca ogni domenica dando il meglio di se. A lui non importa se la sua squadra vinca, si diverte comunque. Ieri sera ha mostrato il goliardico ruolo di un presidente del gioco del calcio, in barba ai loschi affaristi come Lotito, anche lui su tutti i giornali oggi ma per altre vicende.

Si conferma dunque la regola non scritta che in televisione se proponi un prodotto nazional-popolare, rimanendo nei limiti senza strafare, alla fine porti a casa il risultato. Se invece ti proponi come qualcosa di fuori dagli schemi, magari politicamente schierato, come quello di Fazio dello scorso anno, rischi di fare una figuraccia, come successo proprio al conduttore di “Che tempo che fa”.

Proprio questo è un altro, forse più determinante, segreto del successo del Festival di Conte. La politica non viene mai messa in gioco. Ed il pubblico apprezza, segno che ne ha abbastanza di chiacchiere, Renzi, nazareni, urla, grilli e felpe dedicate.


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