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Tutte le sfide del cambiamento climatico

I rappresentanti di 196 Paesi riuniti a Ginevra dal 8 al 13 febbraio hanno reso noto il testo negoziale per la Conferenza sul cambiamento climatico che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015. L’obiettivo di un Accordo o un Protocollo globale, con carattere vincolante, è perseguito come superamento degli accordi sparsi – regionali o bilaterali – e degli ultimi sforzi del protocollo di Kyoto, indebolito dalla mancata partecipazione di grandi produttori di emissioni e dall’andamento del valore della tonnellata di CO2.

IL DOCUMENTO

L’atteso documento di 30-40 pagine è cresciuto fino a 86 pagine, per rappresentare tutte le posizioni dei diversi Paesi, con opzioni a volte assai simili o frasi che si affiancano in netto contrasto. I lavori di Ginevra si sono conclusi in un ambiente positivo e fiducioso ma con una strada verso Parigi che richiede maggiore impegno per non ripetere l’esperienza fallita della conferenza di Copenhagen del 2009.

L’OBIETTIVO GENERALE

La bozza di Accordo globale indica come obiettivo generale il quasi azzeramento a termine della produzione di emissioni (in molte opzioni entro la fine del secolo) e il contenimento dell’aumento della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi. Per il raggiungimento di quest’obiettivo, nelle diverse ipotesi formulate, entro il 2050 dovranno essere adottate forti riduzione di emissioni, di cui appunto si discute l’ampiezza. Le posizioni sono ancora lontane: si va infatti dall’impegno a riduzioni “significative” (e quindi non quantificate), a vincoli per riduzioni di almeno il 50% entro il 2050, oppure del 40-70% nel 2050 rispetto al 2010, oppure del 70-95% nel 2050 rispetto al 2010.

LA DISTRIBUZIONE DEGLI SFORZI

Riguardo alla distribuzione degli sforzi, il testo negoziale raccoglie il dibattito degli ultimi anni sul ruolo dei Paesi di sviluppo recente, su quelli a basso consumo di CO2 perché in via di sviluppo, su quelli più sviluppati che hanno responsabilità storiche nella crisi attuale. L’idea di massima – anche per sfuggire agli scontri frontali sul terreno della concorrenza economico-sociale e sulle colpe passate –  è di utilizzare le tecnologie come strumento risolutivo comune,  per favorire la transizione allo sviluppo dei Paesi emergenti, con supporto e ricerca da parte dei Paesi sviluppati.

LA ROAD MAP COLLETTIVA

Infine il testo prevede una specie di road map collettiva, da realizzate Paese per Paese, con progressi misurabili e trasparenti: è anche emersa, anche se isolata, l’ipotesi di un tribunale che emetta sanzioni per i Paesi negligenti. Ogni Paese dovrà raggiungere i suoi obiettivi, individualmente, ma anche in partenariati regionali, oppure verticali, orizzontali o tematici (nord-sud, su scarti tecnologici o di sviluppo, su filiere comuni ecc.). L’impegno e il lavoro per il raggiungimento degli obiettivi ricade nella responsabilità dei singoli Paesi, ma con un ruolo delle organizzazioni regionali e globali per l’innovazione tecnologica “verde”.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Per ridurre le opzioni e la dimensione del testo sono previste nuove riunioni prima della Conferenza di Parigi “COP21” di dicembre. Una nuova conferenza preparatoria di revisione del testo negoziale si terrà a Bonn, dal 1° all’11 giugno, con due negoziati informali che la faciliteranno, a marzo a Parigi e a maggio a Lima. Dopo la nuova versione della bozza di Accordo globale che sarà resa nota a metà giugno, seguiranno due sessioni di nogoziato supplementare, a Bonn, la prima dal 31 agosto al 4 settembre e la seconda dal 19 al 23 ottobre. Nel frattempo, altre riunioni si svolgeranno, a livello bilaterale o regionale (come nell’Unione europea) e i singoli Paesi produrranno specifiche proposte e programmi, che dovranno essere rese note entro il 31 marzo.

E’ il caso dell’Italia, che si prepara ad annunciare, attraverso il ministro Gian Luca Galletti, una specifica iniziativa nazionale, il Green Act.



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