“Ricordati: se non combatti per qualcosa, ti ritroverai con niente”
Dal film Sucker Punch
Martedì 17 febbraio è stato un giorno importante per Confassociazioni: con l’approvazione degli emendamenti al Milleproroghe che ripristinano il precedente regime dei minimi e bloccano per il 2015 l’aliquota della Gestione separata Inps al 27,72 bisogna dire che Renzi si è finalmente accorto che il mondo dei professionisti rappresenta più di 5 milioni di lavoratori intellettuali di cui:
1. Circa 1,9 milioni di professionisti iscritti in 27 ordini e collegi che generano circa il 6.6% del PIL;
2. Circa 3,5 milioni di professionisti non organizzati in ordini e collegi che generano il 9% del Pil a livello individuale ed il 21% con le aziende collegate di cui poco più di 1 milione iscritto in circa 1500 associazioni professionali.
Annullato l’autogol, è giunto allora il momento di confrontarsi in modo non emergenziale per parlare di tassazione, di riforma della gestione separata, ma soprattutto per costruire insieme una piattaforma di piena valorizzazione del lavoro professionale nel paese. Un orizzonte necessitato perché, nel capitalismo intellettuale, la conoscenza è potere e il valore generato dalla professionalità delle persone è il motore fondamentale della capacità concorrenziale di imprese e sistemi-paese. È la sintesi finale, la simbiosi vincente, la saldatura competitiva tra economia, conoscenza e reti.
D’altra parte, le principali ricerche dimostrano che, per ogni posto di lavoro distrutto nelle imprese di piccole e medie dimensioni da Internet, una media di 2,6 nuovi posti di lavoro sono stati creati. L’obiettivo da traguardare è allora sempre quello della professionalità (competenze, capacità, abilità). È la legge numero 1 del capitalismo intellettuale: sempre più le persone dovranno essere imprenditori di se stessi e mettere la propria professionalità a disposizione del mercato. Ecco il perché dell’importanza delle partite Iva e della necessità di valorizzare il lavoro professionale.
Le elaborazioni del Centro studi di Confassociazioni (su dati Osservatorio partite Iva Mef, Istat, Isfol, Censis) danno il senso quantitativo del fenomeno. Premesso che possono essere partite Iva sia le persone fisiche che le persone giuridiche, i principali numeri (normalizzati al 2014) dicono che sono circa 8,6 milioni le partite Iva esistenti e circa 6,2 milioni le partite Iva attive di cui:
– circa 1,1 milione di società di capitali
– circa 1,3 milioni di commercianti ed artigiani
– circa 3,8 milioni le partite Iva di persone fisiche (lavoro libero professionale e autonomo in senso stretto) di cui:
– circa 2,2 milioni le partite Iva delle professioni non organizzate in ordini e collegi
– circa 1,1 milioni le partite Iva delle professioni organizzate in ordini e collegi
– circa 500 mila le false partite Iva
Un sistema di ingegno cognitivo penalizzato da scelte miopi che non ne vedono il ruolo centrale nei processi di rilancio del paese perché guardano al futuro con gli occhiali del passato. È per questo che la nostra battaglia è appena iniziata e continuerà giorno dopo giorno. Anche perché quella degli emendamenti al Milleproroghe anche la vittoria di un nuovo modo di fare rete e comunicazione 2.0. E’questo che siamo alleati, vicini e compagni di strada di Confprofessioni, la Confederazione delle associazioni delle professioni ordinistiche che ha lanciato il Manifesto delle Professioni Intellettuali. Un manifesto che riunisce sotto un’unica piattaforma (#noneunpaesesperprofessionisti) le più importanti associazioni del lavoro autonomo e intellettuale.
Ed è per questo che i 300mila professioinisti di Confassociazioni hanno deciso di sintetizzare questo piattaforma in un hashtag che mettono a disposizione di tutti i professionisti italiani.
#propropro Professionisti di protesta e di proposta
Una versione di questo articolo è stata pubblicata sull’Huffington Post