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UnicreditStart lab, una chiamata per giovani imprenditori

È stata presentata ieri pomeriggio alla stazione Termini di Roma, presso la Luiss Enlabs, l’edizione 2015 di UniCredit Start Lab, il programma di sostegno delle start-up innovative promosso da Unicredit. Per partecipare c’è tempo fino al 30 aprile, e il bando è disponibile sul sito www.unicreditstartlab.eu.

L’OBIETTIVO

Attraverso questa iniziativa, Unicredit punta a sostenere giovani aspiranti imprenditori con volontà, creatività e capacità necessarie per mettersi in gioco nella realizzazione di prodotti ad alto contenuto tecnologico e innovativo. E la presenza in sala di volti giovani e determinati non può dirsi un caso.

CHE COS’E’ LUISSLABS

LuissLabs è un luogo di coworking autogestito nel centro di Roma, sopra la stazione Termini, dove ragazzi con un piano in mente si incontrano condividendo lo spazio e lavorando 24 ore su 24 per svilupparlo. Con visioni tra le più varie: dal mondo della comunicazione e dei social, alla distribuzione e ai servizi per il consumatore, fino alla domotica o a meccanismi fortemente tecnologici come dispositivi per la realtà aumentata.

L’idea di Unicredit start lab è di inserirsi in questo contesto offrendosi come una piattaforma aperta a tutti i soggetti competenti del settore e capace di accompagnare le start-up dall’inizio alla fine del loro percorso imprenditoriale, mettendole cioè in contatto con clienti e corporate e riducendo notevolmente le barriere all’entrata che si presentano ai giovani in determinati settori.

LA PRESENTAZIONE DEL PROGRAMMA

Ad aprire l’evento è stata Paola Garibotti, Head of Country Development Plans di UniCredit, e Luigi Capello, amministratore delegato di Lventure Group. Durante la presentazione è stato spiegato come, forti dell’esperienza intrapresa fino ad oggi nel quale il team Country Development Plans di Unicredit è entrato in contatto con oltre 600 aziende, la banca abbia deciso di mettere ancora a disposizione una nuova somma di agevolazioni. Quest’anno grazie anche all’ausilio del Fondo Centrale di Garanzia per le start-up innovative, stanziato dal Ministero per lo Sviluppo economico, e che garantisce una quota corrispondente fino all’80% e per un massimo di 2,5 milioni di euro del prestito che le banche erogano per l’avvio dell’impresa.

Fondi che vanno ad integrare gli strumenti già utilizzati nella scorsa edizione del programma, come ad esempio sessioni di training manageriale e di mentorship, o eventi “verticali” per la ricerca di controparti corporate e potenziali investitori. Il supporto di mentorship costituisce infatti per i ragazzi una parte importante dell’iniziativa: tramite una rete di 60 mentor, con un percorso costituito da più o meno cinque incontri all’anno, si dà la possibilità di indirizzare la vita delle aziende sotto diversi aspetti, da quello legale a quello più strettamente tecnico legato allo sviluppo dei singoli progetti, offrendo così un grande aiuto nel sollevare dalle difficoltà che si possono incontrare.

I PROPOSITI DELLA BANCA

La vera innovazione sta però nel coinvolgimento da parte del sistema creditizio di soggetti che sostanzialmente non si possono permettere alcuna garanzia nei confronti dei propri stakeholders. Soltanto in pochi riescono infatti a restituire i finanziamenti ricevuti. Anche per questo motivo per la banca l’importanza non sta tanto nel trovare semplicemente un partner finanziario, che potrebbe tranquillamente reperire altrove, ma nell’individuare il “reale valore aggiunto” del prodotto tecnologico.

COME AVERE I FINANZIAMENTI

Attingere ai finanziamenti è poi abbastanza semplice: bisogna prima di tutto avere i requisiti necessari, tra i quali vi è quello di presentare un forte potenziale di crescita, che di fatto rappresenta una delle garanzie principali sulla quale la banca fa affidamento. Per il resto è tutto gratuito, a patto di non sforare il tetto dei 2,5 milioni di euro, e se le commissioni che valutano l’idea sono d’accordo, in una decina di giorni si riesce ad accedere al finanziamento. Importante è la chiarezza, come ha sottolineato Garibotti: “Molti si focalizzano sugli obiettivi di mercato, ma si dimenticano di indicare come arrivarci”.

I settori nei quali i progetti dovranno operare sono Life Science, Clean Tech, Digital e Innovative Made in Italy. Le idee che verranno sottoposte ai selezionatori dovranno cercare, per poter ottenere valutazioni positive, di integrare nel miglior modo possibile le caratteristiche del proprio prodotto, e le competenze dei soggetti facenti parte il team, con il suo mercato di riferimento e con un business plan corredato da informazioni descrittive e finanziarie qualitativamente soddisfacenti. Le commissioni saranno composte da imprenditori, investitori, manager e tecnici competenti nel valutare i progetti.

LA SCORSA EDIZIONE E LE PROSPETTIVE

La prima edizione ha visto 800 aziende partecipanti, tra le quali 43 sono state selezionate  e accompagnate nel proprio cammino. 4 hanno ottenuto l’acceso al grant in denaro, e soltanto una ha ricevuto il co-finanziamento per un importo complessivo di 590.000 euro. Si tratta di Qurami, applicazione che serve ad evitare le code: un’idea semplice ma altrettanto innovativa, che colpisce per la capacità di modificare la vita delle persone a partire dalle più semplici attività di tutti i giorni. Roberto Macina, il Ceo di Qurami intervenuto durante il convegno, ha sottolineato come la partnership con Unicredit “ha agevolato tantissimo nei rapporti con gli investitori e ci aiuterà ancora nel nostro percorso di internazionalizzazione”.

Nel corso dell’incontro è intervenuto anche Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo economico, che dopo aver presentato alcuni dati (35 milioni erogati su 300 start up, con un’erogazione media di 350.000 euro alla quale alcuni accedono anche più volte) ha parlato di come da piccolo investimento il progetto si stia allargando anche verso imprese già affermate come strumento di forte competitività. “Non ci sono solo segnali positivi ma passi da gigante”, ha detto Firpo, “e si tratta di un argomento di vera e sana politica industriale”. Ha inoltre indicato come “bisogna però crescere nel mondo dell’Università e non occuparsi soltanto delle scuole”, e che “si sta lavorando per mettere a disposizione fondi privati per una maggiore collaborazione tra start-up e grandi corporation, anche dall’estero”.



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