Nell’arco di pochi giorni l’Italia si è fermata a leggere storie preoccupanti tratte dalla sanità siciliana. Prima la tragedia della morte della piccola Nicole, il cui cuore ha cessato di battere prima di raggiungere un ospedale disposto ad accoglierla, forse già nella clinica privata dove era venuta alla luce. Poi la vicenda surreale di Gaetano Marchese, responsabile del 118 siciliano, capace di mobilitare un elicottero del 118 siciliano pur di farsi portare all’ISMETT di Palermo anziché farsi prestare cure in Sardegna, dove si trovava al momento del malore. Lo sperpero di denaro pubblico, d’altra parte, è all’ordine del giorno in tutto il meccanismo di finanziamento del 118, imperniato sulla logica delle garanzie anziché su indicatori economici di efficienza e produttività – le prime ovviamente non misurabili, i secondi sì. Ma al committente pubblico siciliano, incapace di interpretare bilanci e indicatori finanziari, interessa soprattutto l’elemento formalistico. Allargando il fuoco, per chi di Sicilia e di sanità siciliana si interessa quotidianamente, questi elementi non sono che la conferma di una situazione complessiva di gravissimo disordine di cui la politica siciliana non riesce a venire a capo. O forse non vuole.
IL CUORE NERO DEI SERVIZI REGIONALI SICILIANI: LA SAS
La conferma arriva soprattutto esaminando la vicenda che porta alla nascita della SAS. La SERVIZI AUSILIARI SICILIA S.C.p.A. (“SAS”, per gli habitué) è una società consortile per azioni costituita in virtù dell’art. 20 della Legge Regionale 12 maggio 2010 n. 11 – c.d. “Piano di Riordino” delle società a totale e maggioritaria partecipazione della Regione Siciliana – nonché, del Decreto n. 1720 dell’Assessore all’Economia del 28/09/2011 e s.m.i. Alla sua nascita, la SAS incorpora tre società per azioni preesistenti: Beni Culturali S.p.A., Multiservizi S.p.A., Biosphera S.p.A.. All’origine quindi ci sono tre società che operano in ambiti completamente eterogenei: dalla custodia, conservazione ordinaria e straordinaria, restauro, di beni culturali (Beni Culturali), ai servizi socio-assistenziali (Multiservizi), ai servizi di manutenzione di aree naturali protette (Biosphera). Multiservizi e Biosphera non navigano affatto in buone acque, e si trovano in liquidazione.
In realtà il Piano di riordino prescrive che la SAS per perseguire i propri scopi sociali acquisisca per intero l’organico in atto presente nelle due società in liquidazione. La SAS nasce dunque espressamente da esigenze di assorbimento di personale precario appartenente a categorie svantaggiate come una semplice sommatoria dei tre soggetti societari dismessi. Poca l’attenzione ai fabbisogni effettivi, del tutto assente la responsabilità degli organi sociali rispetto alle scelte aziendali per il miglior perseguimento dei fini sociali. La compagine Societaria e la partecipazione azionaria di SAS è così composta: Regione Siciliana 82,72% e il restante alle aziende sanitarie provinciali. la partecipazione diretta è scesa all’83% da totalitaria che era, ma è altrettanto vero che le altre partecipazioni sono riconducibili sempre alla Regione.
TUTTO IN HOUSE
La SAS diviene quasi subito società in-house della Regione, e il perno attorno a cui ruota il massiccio complesso dei servizi (sanitari e non solo) sanitari. Il tutto con affidamento diretto e senza passare da procedure di gara, con micidiali appesantimenti di costi per le disastrate casse della Regione e gravi violazioni della concorrenza, come lamenta ASSIST, la sigla dell’universo delle ambulanze “for profit”, appena nata e molto attesa alla Leopolda siciliana di Palermo del prossimo fine settimana.
La Corte dei Conti, dopo molti moniti, a un certo punto realizza che SAS è una macchina del tutto fuori contorno, le cui attività risultano sconosciute alla stessa Regione. Basta scorrere la Delibera n. 417/2013 della Corte dei Conti , dove senza giri di parole i magistrati contabili lamentano che “l’istruttoria ha fatto emergere un quadro sconfortante poiché la Ragioneria generale della Regione non è stata in grado di rispondere adeguatamente, se non attraverso una faticosa interlocuzione ed esiti assai lacunosi, alle richieste istruttorie formulate nell’ambito del presente controllo e riferite, peraltro, ad informazioni basilari. Il più delle volte l’organo regionale preposto al governo dei propri organismi societari si è limitata a trasferire alle medesime società le richieste istruttorie onde acquisire informazioni che, invece, avrebbe già dovuto possedere e conoscere in maniera approfondita, poiché il sistema di governance ne prevede il monitoraggio costante, l’elaborazione e l’attivazione dei conseguenti processi decisionali atti a correggere eventuali scostamenti o irregolarità.”
Il bilancio 2013 evidenzia un incremento del costo per il personale dipendente del 65,32%, che passa da €28.451.648 nel 2012 a €47.195.512 nel 2013, e un’incidenza dei costi del personale sul valore della produzione del 93,4% nel 2012 e del l’88,2% nel 2013.
Per quanto riguarda i dipendenti, la SAS, come evidenziato nella relazione dei revisori, ha in corso numerosi contenziosi con gli ex interinali della Multiservizi. Gli Amministratori nella relazione sulla gestione hanno rappresentato “un eventuale esito negativo degli stessi, i cui effetti economici complessivi ad oggi non sono valutabili con ragionevolezza, potrebbero comportare squilibri sulla attuale struttura operativa e, conseguentemente, richiedere un intervento da parte dei Soci”.
Per quanto riguarda i ricavi, questi sono rappresentati dagli stanziamenti della regione, che avvengono ogni anno con la legge finanziaria e, sebbene all’interno di una cornice regolatoria di riferimento, possono subire delle variazioni. A questo punto vale la pena accendere un faro sul criterio di determinazione degli stanziamenti. Al momento, è in vigore una nuova convenzione in vigore dal 01 maggio 2014 al 31 dicembre 2016. L’art. 7 in merito ai Corrispettivi prevede che “il corrispettivo dei servizi resi in favore di ciascun socio Committente dovrà essere determinato tenendo conto del costo di produzione necessario per effettuare gli stessi servizi e della costtispondente quota del costo generale della struttura imputabile ai servizi medesimi e da determinare con criteri effettivamente riscontrabili. Il corrispettivo così determinato non potrà in nessun caso superare il costo che ciascun Socio Committente sostiene, per servizi analoghi, resi da altre società a totale e/o maggioritaria partecipazione della Regione”. Ma poiché il confronto viene svolto con servizi analoghi di società della Regione – non certo dei modelli di efficienza! – è ben difficile che gli stanziamenti siano modesti.
Del tutto mancanti, invece, sono i confronti con i prezzi di mercato per servizi analoghi o con la centrale acquisti dell’Amministrazione Centrale, la Consip. Ma la Sicilia, ormai lo si sa, preferisce fare da sé.