Tanto tuonò che non piovve. Pare che possa andare proprio così sul decreto legge “La Buona Scuola” annunciato, e con tutta probabilità ora rottamato, dal governo Renzi.
Infatti le ultime indiscrezioni alla vigilia del consiglio dei ministri previsto per oggi pomeriggio, dicono che l’esecutivo – forse per la moral suasion della presidenza della Repubblica, non troppo entusiastica per i decreti legge con scarsi requisiti di necessità e urgenza – approverà con tutta probabilità un disegno di legge e non un decreto legge. Tra lo stupore del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, già in Scelta Civica, che negli scorsi giorni ha aderito al Pd renziano.
LA TEMPISTICA
Con il decreto legge, i tecnici del Miur avrebbero potuto cominciare subito a lavorare per l’assunzione dei 120 mila precari della scuola dal primo settembre, il cuore della riforma scolastica del governo: “Mai più precari”, aveva detto lo stesso premier appena 9 giorni fa dal palco del Pd nella giornata d’orgoglio della Buona scuola a Roma. Ma con il ddl i tempi non sono più così certi: si dovrà attendere fino all’ultimo dei passaggi parlamentari e con il caos delle assunzioni dei precari della scuola, tra graduatorie, concorsi e ricorsi, “si rischia di slittare ben oltre il primo settembre”, dicono molti addetti ai lavori.
I DETTAGLI
Secondo la bozza del decreto, grazie al miliardo destinato alla scuola dalla Legge di stabilità venivano rafforzate materie come inglese, musica e arte; si costruivano più laboratori, si aumentava la digitalizzazione della scuola; si favoriva una maggiore alternanza tra scuola e lavoro in tutti gli indirizzi. E infine, c’era l’istituzione di un fondo sperimentale per la detrazione delle rette scolastiche delle scuole paritarie, uno dei nodi più dibattuti, e sostenuti tra gli altri dal sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Tocccafondi (Ncd) in questa intervista a Formiche.net. Ora, forse, è tutto da rifare.